Roma, 26 ottobre 2023 - Roberta Bruzzone: oggi è il compleanno di Denise Pipitone, scomparsa a 4 anni il 1° settembre 2004 a Mazara del Vallo (Trapani). Lei, da criminologa e psicologa forense, si è occupata spesso del caso. Ha dichiarato: il mio impegno per Denise non finirà mai. “Noi stiamo continuando a parlare di questa storia, cercando di ottenere più attenzione possibile. Ma probabilmente l’indagine all’epoca andava gestita in maniera un po’ diversa”.
Cosa intende?
“Ci sono state incertezze, errori investigativi poi certificati da una serie di sentenze: lasciano l’amaro in bocca. In questa storia ci sono stati passaggi poco chiari. Un’incertezza nel perseguire una pista che poteva essere la più interessante”.
Quella familiare?
“Sì, anche se bisogna tenere conto di sentenze che hanno prosciolto in via definitiva chi era indagato. Ma io continuo a pensare che questa sia la pista più interessante”.
Denise è viva?
“Domanda difficile. Se a rispondere è il criminologo attraverso i dati della letteratura scientifica su questi scenari, realisticamente la bimba non è sopravvissuta oltre 36 ore dal sequestro. Se invece lascio spazio alla speranza, mi auguro che Denise possa essere in vita da qualche parte, inconsapevole della sua reale identità, e che possa aver vissuto una vita comunque soddisfacente. Ma purtroppo credo sia improbabile che chi l’ha rapita l’abbia lasciata vivere”.
Che cosa bisogna fare, 19 anni dopo, per il caso Denise?
“L’unica cosa è quella che sta facendo la mamma Piera Maggio. Intanto continuare a tenere accesa l’attenzione sul caso. E poi aggiornare gli age progression, cercandola con la tecnologia, approfittando dei social media, sperando di ottenere qualche risultato. Ma è una strada tutta in salita”.
In Italia sono ormai tanti i casi come quello di Denise, Angela Celentano ma anche Salvatore Colletta, assai meno noto. Qual è l’errore da evitare?
“L’errore principale è quello di non agire con la massima tempestività. Ci sono tempi morti iniziali in queste indagini che poi non si recuperano più. E le tracce lasciate dai bambini sono ancora più labili di quelle lasciate dagli adulti. Quindi un’incertezza investigativa può diventare fatale”.
Quanto conta l’attenzione della stampa?
“Può diventare sicuramente una fonte di spunti. Di fatto la riapertura del caso di Denise è stata motivata anche dal clamore mediatico. Non si sa mai”.
Cosa potrebbe accadere?
“Ci sono stati casi noti anche a livello internazionale, penso al BTK killer. Il fatto di aver celebrato il trentesimo anniversario dalla morte della prima famiglia sterminata, l’ha indotto a farsi vivo nuovamente e a contattare i media. Quindi continuare a parlare di Denise è l’unica cosa realisticamente utile da fare”.
Può provocare conseguenze inaspettate?
“Può smuovere coscienze. Sono convinta ci sia qualcuno che sa molto più di quello che ha raccontato. Sono sicura di questo. Probabilmente anche l’ormai defunto Matteo Messina Denaro. Che però si è portato quel segreto nella tomba. Ma qualcun altro sicuramente sa”.
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