Domenica 26 Maggio 2024
BENEDETTA SALSI
Cronaca

Saman, cronaca di un martirio. Il racconto: c’era tutta la famiglia: "Lo zio le ha spezzato il collo"

Due detenuti nel carcere di Reggio Emilia rivelano la versione di Danish: in cinque la tenevano ferma. "Delitto d’onore? No, il movente è economico ed è legato ai matrimoni combinati in Pakistan"

Saman Abbas, la ragazza 18enne di origine pakistana uccisa a Novellara (Reggio Emilia)

Saman Abbas, la ragazza 18enne di origine pakistana uccisa a Novellara (Reggio Emilia)

Reggio Emilia, 22 settembre 2023 – Saman è morta con la faccia a terra, mentre i suoi cinque familiari la tenevano ferma a pancia in giù. Il padre fumava, la madre guardava, i cugini la bloccavano, mentre lo zio le avrebbe spezzato il collo con una manovra repentina, per non lasciare tracce di sangue. Così come si fa con un animale. Due detenuti del carcere di Reggio Emilia nelle scorse settimane (il 5 e il 6 settembre) hanno raccontato alla procura le confidenze ricevute da Danish Hasnain, zio della 18enne pachistana uccisa e sepolta in un casolare diroccato a pochi passi da dove abitava, a Novellara, nelle campagne della Bassa reggiana nella notte fra il 30 aprile e il 1° maggio 2021. Per l’accusa la giovane è stata ammazzata per essersi ribellata a un matrimonio forzato in patria con un cugino e per il suo vivere troppo ribelle: un delitto d’onore. I verbali di quelle testimonianze rese davanti al procuratore capo Calogero Gaetano Paci, al maggiore dei carabinieri Maurizio Pallante e agli agenti della polizia penitenziaria sono stati depositati nel fascicolo del processo.

Approfondisci:

Data in pasto ai maiali, il fratello di Maria Chindamo: “Così sono rinate le sue terre”

Data in pasto ai maiali, il fratello di Maria Chindamo: “Così sono rinate le sue terre”

Il delitto

Racconti agghiaccianti, tratteggiati da un detenuto marocchino che avrebbe parlato direttamente con Danish, dopo esserne diventato amico nella quarta sezione del penitenziario di Reggio, e da un tunisino che invece avrebbe raccolto le parole del marocchino. Danish avrebbe raccontato che tutti i componenti della famiglia erano presenti al delitto, con Shabbar che assisteva, mentre Danish spezzava il collo alla ragazza che si trovava a faccia in giù. Anche la madre Nazia, ancora latitante in Pakistan, sarebbe stata presente nel momento dell’omicidio.

Due versioni

Le testimonianze dei magrebini, però, differiscono in parte: in uno dei verbali il padre Shabbar avrebbe addirittura tenuto ferma la ragazza con una mano per i piedi mentre con l’altra fumava; nella seconda versione i ruoli dei genitori si invertono: il 46enne si sarebbe limitato a guardare, mentre sarebbe stata la madre a bloccare la 18enne per permettere al fratello del marito di spezzarle il collo.

La buca

I due racconti differiscono anche nella parte dell’organizzazione materiale dell’omicidio. Secondo il marocchino la buca in cui è stata sepolta Saman sarebbe stata scavata da tutti e cinque gli imputati, due giorni prima del delitto. Stando al tunisino, invece, i preparativi risalirebbero a dieci giorni prima. Emerge anche un piano alternativo, poi abbandonato, per disfarsi del corpo della giovane: Danish avrebbe raccontato che avevano deciso di fare Saman a pezzi per poi spargerne i resti in fiumi o canali nelle zone di Novellara, Gualtieri e Guastalla, così da renderla irriconoscibile.

Il movente

Stando alle rivelazioni dei magrebini – che la Procura ha chiesto di ascoltare in aula come testimoni e dopo le quali sono state chieste indagini aggiuntive – il movente del delitto non sarebbe quello d’onore, ma quello economico. Il cugino promesso sposo in Pakistan, infatti, avrebbe offerto 15mila euro a Shabbar Abbas per sposare Saman e poter così venire in Italia con i documenti in regola grazie al ricongiungimento familiare; sarebbe così iniziata una serie di eventuali matrimoni combinati, lasciando anche libera la 18enne di vivere la sua vita dopo il divorzio. Una sorta di vera e propria catena di nozze artefatte al prezzo a 15mila euro l’una con altri connazionali che sarebbero poi arrivati dal Pakistan; un sistema di agenzia matrimoniale fraudolenta che avrebbe potuto durare anche dieci anni nelle ipotesi del nucleo familiare e per questo generare un enorme introito di denaro. Visto sfumare l’affare economico, i genitori di Saman, Shabbar e Nazia, avrebbero dunque architettato il delitto, poi eseguito assieme ai cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq.

Il presentimento

Saman avrebbe intuito il pericolo che stava correndo, tanto che nelle ore precedenti alla sua morte avrebbe riferito ai genitori di accettare qualsiasi loro decisione in merito a eventuali nozze combinate, anche in Pakistan. La credibilità di queste testimonianze, ora è al vaglio della procura. Mentre oggi riprende il processo davanti alla corte d’Assise di Reggio Emilia.