Lunedì 29 Aprile 2024

'Ndrangheta, 31 arresti a Roma. Spunta il 'codice di San Luca', rituale di affiliazione

Oltre 450 agenti della Polizia di Stato e militari della Guardia di Finanza hanno eseguito le misure richieste dalla Dda della Capitale nei confronti di esponenti del clan Pizzata, responsabili dell'omicidio Femia e di molti altri reati

'Ndrangheta, scoperta organizzazione a Roma (Ansa)

'Ndrangheta, scoperta organizzazione a Roma (Ansa)

Roma, 20 gennaio 2015 - Alle prime ore dell'alba, oltre 450 agenti della Polizia di Stato e militari della Guardia di Finanza hanno eseguito misure cautelari personale nei confronti di 31 componenti della 'ndrina dei Pizzata, clan della Capitale collegato alle maggiori cosche calabresi di 'ndrangheta. Effettuate decine di perquisizioni in diverse Regioni d'Italia. Nel corso delle indagini sono stati sequestrati complessivamente circa 600 chili di cocaina e hashish e diverse armi da fuoco.

OMICIDI ED ESTORSIONI - Numerosi gli episodi delittuosi contestati dalla Direzione distrettuale antimafia e riconducibili a vario titolo agli arrestati: tra questi, l'omicidio di Vincenzo Femia, boss di San Luca considerato referente della cosca Nirta-Scalzone nella capitale, avvenuto a Roma il 24 gennaio 2013, oltre a numerosi ferimenti con armi da fuoco ed episodi estorsivi.

QUADERNO CIFRATO - Nel corso dell'attività investigativa è stato sequestrato un quaderno - subito ribattezzato Codice di San Luca - contenente  appunti che, opportunamente decifrati, svelano i contenuti e gli arcaici meccanismi procedurali che regolano il rito di affiliazione alla 'ndrangheta. "Si tratta di un documento eccezionale", assicurano gli inquirenti. Il documento fa il paio con la cosidetta Epistola di Leone IV, altro rituale di iniziazione trovato nel covo romano di Casalotti utilizzato dagli esponenti del clan Bellocco recentemente arrestati.

MOVENTE OMICIDIO -  In particolare gli investigatori della squadra mobile della Capitale, diretti da Renato Cortese, hanno accertato che l'omicidio di Femia era stato commissionato dalle cosche di San Luca per contrasti economici legati al traffico di sostanze stupefacenti. "Questa inchiesta dimostra - ha detto Renato Cortese, capo della squadra mobile di Roma - che l'omicidio che doveva risolvere un dissidio ha invece prodotto lo smantellamento dell'intera organizzazione". 

TRAFFICO DI DROGA - Gli investigatori, con la collaborazione della guardia di finanza, hanno accertato l'ingente traffico di droga, cocaina e hashish che il gruppo riusciva ad importare dal Sudamerica e dal Marocco riuscendo a trattare alla pari con i cartelli dei narcos colombiani e ponendosi come referenti affidabili anche per altre organizzazioni criminali italiane. Si tratta di un giro d'affari milionario: nel corso delle indagini sono stati sequestrati centinaia di chilogrammi di sostanza stupefacente. Il Gico della guardia di finanza ha inoltre ricostruito approvviggionamenti di cocaina per oltre 1.500 chilogrammi. Due dei destinatari delle misure cautelari sono stati raggiunti dal provvedimento di arresto in Spagna. 

ARMI A VOLONTA' - L'indagine ha inoltre portato alla luce un'enorme disponibilità di armi che venivano utilizzate nella Capitale anche per portare a termine reati come le estorsioni e contro le persone. 

COINCIDENZE CON 'MAFIA CAPITALE' - Nell'ambito dell'indagine finanzieri e agenti della squadra Mobile di Roma hanno perquisito questa mattina la cooperativa romana Edera, già coinvolta nell'inchiesta della procura di Roma su Mafia Capitale. La cooperativa, secondo quanto si è appreso, ha dato lavoro ad alcuni indagati nell'inchiesta che ha sgominato i referenti a Roma della cosca 'ndranghetista di San Luca. In particolare grazie al lavoro nella cooperativa avrebbero usufruito in passato a misure alternative alla detenzione. "Non c'è alcun collegamento tra i fatti di oggi e Mafia Capitale - ha detto il procuratore aggiunto antimafia di Roma, Michele Prestipino - ma ci sono delle coincidenze poiché in una delle cooperative, la Edera, che assicura lavoro anche ai detenuti, presupposto per misure alternative alla detenzione. Grazie a questa cooperativa alcuni degli indagati sono riusciti ad ottenere benefici alternativi al carcere. Tra loro anche l'attuale collaboratore di giustizia Gianni Cretarola e l'altro indagato Antonio Pizzata".