Lunedì 29 Aprile 2024

Risparmiatori, la paura dell’ennesimo crac

In un anno Atlantia ha perso metà del suo valore, ma il rischio con la revoca è quello di un default: e ci si chiede se vendere i titoli o no.

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di Achille Perego

Dopo Parmalat e Cirio, i bond argentini e quelli delle banche finite in default, i piccoli risparmiatori potrebbero fare i conti con un altro rischio-crac. Quello di Autostrade se il governo dovesse revocarle le concessioni. Perché l’indennizzo pubblico di 7 miliardi non sarebbe sufficiente a fronte dei 10 miliardi di esposizioni di Aspi. Ma, considerando che la controllante Atlantia garantisce 5,5 miliardi di bond di Autostrade e ne ha altri 5 di debiti, lo scoperto, secondo gli analisti di Equita, arriverebbe vicino ai 20 miliardi. Un’eventuale insolvenza non colpirebbe solo i grandi investitori istituzionali e le banche che hanno sottoscritto le tranche obbligazionarie o concesso linee di credito ma anche il pubblico retail.

A partire dai piccoli azionisti che dalla caduta del Ponte Morandi hanno visto il titolo crollare subendo le pesanti perdite accusate anche dai principali azionisti della holding (oltre ai Benetton che ne possiedono circa il 31%, la Fondazione CariTorino, Lazard Asset management, Gic e Hsbc holding). Ieri, dopo il tracollo di lunedì, giorno in cui aveva bruciato 1,68 miliardi, il titolo Atlantia ha tentato il recupero ma dopo un rialzo fino al 4,5% ha chiuso con un modesto più 0,75% a 11,44 euro.

Valore però, avverte Salvatore Gaziano, direttore investimenti di SoldiExpert SCF, che risulta ancora di gran lunga superiore a quello della privatizzazione di Autostrade vent’anni fa. "Tanto che – aggiunge Gaziano – chi avesse investito allora 100 euro oggi ne avrebbe 910". Ben diverso invece il bilancio di chi avesse investito più recentemente su un titolo che solo nell’ultimo anno ha perso il 53%. In caso d’insolvenza si applicherebbero le regole della legge fallimentare con conseguenze anche su azionisti e obbligazionisti, sebbene un conto siano le concessioni di Autostrade e un altro gli altri business del gruppo. Per questo, conclude Gaziano, se il mercato ha fatto crollare le azioni e il gruppo ha subito le perdite di rating da parte delle agenzie internazionali, il calo delle quotazioni dei bond rispecchia la criticità della situazione ma non contempla ancora un possibile default scommettendo su una soluzione negoziale.

Oltre 8 miliardi di prestiti e obbligazioni conterrebbero la clausola (put option) che consente a banche e investitori istituzionali di chiedere il rimborso anticipato dei finanziamenti nel caso di revoca delle concessioni. Clausola che però non riguarderebbe il bond senior da 750 milioni riservato ai piccoli risparmiatori (circa 17mila) la cui quotazione è scesa attorno a quota 91. Premesso che un’eventuale insolvenza non vorrebbe dire – com’è successo in altri default – perdere tutto (ma non farebbe bene all’immagine di un Paese super indebitato che ha bisogno di piazzare miliardi di Btp) è difficile dare un consiglio ai risparmiatori. Dipende dall’esposizione nei bond Atlantia sul portafogli complessivo, avverte Angelo Drusiani, consulente di Banca Albertini. Si potrebbe dire di venderne metà e, nella peggiore delle ipotesi, sperare in un intervento risarcitorio dello Stato. Che però, diversamente dal default delle banche, chiosa Rosario Trefiletti, presidente di Centro Consumatori Italia, alla luce del sentiment del Paese verso Autostrade non sembra facile.