Domenica 5 Maggio 2024

Riappare la tennista cinese: tengo alla privacy

Peng Shuai parla in videochat col Cio e rassicura: "Sto bene". Era dal 2 novembre che non si mostrava dal vivo. Ma i dubbi restano

Migration

di Paolo Grilli

Il volto è sorridente. Le parole rassicuranti. Peng Shuai riemerge da un mare di dubbi e paure sulle sue condizioni grazie a una videochiamata di circa mezz’ora con il presidente del Comitato Olimpico Internazionale, Thomas Bach.

Una conversazione ufficiale, per quanto informale nei toni, con quei crismi istituzionali che ormai in tutto il mondo si invocavano per fugare le preoccupazioni. La 35enne tennista cinese non dava infatti notizie di sé in prima persona dal 2 novembre scorso, dopo aver denunciato nelle settimane precedenti di aver subito abusi sessuali dall’ex vicepremier e membro del Partito Comunista cinese, Zhang Gaoli.

Ieri, la videochat del sollievo. "Sto bene e sono al sicuro", ha subito confermato l’atleta, che nel 2014 aveva conquistato la prima posizione mondiale nel doppio. Tutte le dichiarazioni della Shuai, va rimarcato, sono state riportate indirettamente dal Cio. "L’atleta si trova nella sua casa a Pechino – si legge nella nota – ma preferirebbe che in questo momento venisse rispettata la sua privacy. È per questo che per adesso preferisce passare il tempo con gli amici e la famiglia. Nonostante ciò, continuerà ad essere coinvolta nel tennis, lo sport che ama così tanto".

Non v’è alcun motivo di dubitare sulla fedeltà dei contenuti del dialogo diffusi. Ma più di un interrogativo resta sul presente e sul futuro della tennista. A poco più di due mesi dai Giochi invernali di Pechino 2022 – per cui il presidente americano Joe Biden ha già ipotizzato un boicottaggio diplomatico – l’intervento di Peng appare come l’ultimo tentativo della Cina di disinnescare l’imbarazzante polemica sulla sua sparizione dalla scena pubblica. L’apparizione mediatica di ieri della 35enne ha fatto seguito a quelle fugaci dei giorni scorsi, tanto dubbie quanto inconsistenti: evidenti tentativi di comunicare una normalità mai insidiata dall’alto.

Prima un’email non verificata a Steve Simon, numero uno della Women’s Tennis Association, poi alcune foto casalinghe tra i peluche con un gattino tra le mani, e ancora alcuni scatti al ristorante. Ieri è arrivato anche un video in cui la vincitrice in doppio femminile di Wimbledon e Roland Garros sorride e firma palle da tennis giganti alle piccole fan, concedendosi ai flash, in un torneo per bambine a Pechino. Alla videochiamata hanno preso parte anche la presidente della Commissione atleti del Cio, Emma Terho, e il membro del Cio in Cina, Li Lingwei, che conosce da molti anni la stessa Peng Shuai.

Dopo gli appelli e le intimazioni giunti a livello internazionale – Biden stesso aveva chiesto "prove indipendenti e verificabili" sulle condizioni dell’atleta, era intervenuto anche l’Onu oltre ai colleghi più illustri della Shuai, come Djokovic e Federer – ora la vicenda rilancia altre domande. Perché la tennista non ha potuto autonomamente apparire sui social, dopo che il suo nome era stato oscurato? Perché ora la sua priorità è la privacy, di fatto un ulteriore e inquietante silenzio? Il mondo del tennis spera di riabbracciare di persona l’atleta.