Lunedì 29 Aprile 2024

"Regalo ai trans una voce da donna. È come accordare una chitarra"

Primario e chirurgo a Moncalieri è tra i pochi in Italia a praticare il delicato intervento "Il timbro maschile sul corpo femminile accende il pregiudizio. Io opero ma chiedo ai pazienti equilibrio"

Una manifestazione del Gay pride

Una manifestazione del Gay pride

Pastosa, squillante, vellutata, acrilica. Flebile, nasale, tonda, strozzata. La sua unicità sta nella moltitudine. È una eppure tante, anche dentro la stessa persona. La voce contiene l’empatia e il distacco, la fiducia e la delusione. Anche il sesso. Una voce da uomo che abita un corpo di donna racconta la frustrazione di un percorso sospeso, il limite della volontà e della chirurgia estetica. Su questo interviene Andrea Cavalot, 61 anni, primario di otorinolaringoiatria all’ospedale Santa Croce di Moncalieri. Con la tiroplastica di quarto tipo modifica le corde vocali e regala una voce femminile a chi è nato maschio (per il viaggio contrario spesso bastano gli ormoni). È tra i pochi a farlo in Italia, nel resto d’Europa prendono appunti da lui. Si paragona a un accordatore di chitarra. Troppo modesto: nel suo studio, fra pianti e incredulità, inizia una nuova vita.

Cambiare voce è l’ultimo passo di un grande cambiamento. Che responsabilità.

"Io vengo dopo endocrinologi, psichiatri, urologi e ginecologi. Sono quello che mette i fiori sul balcone. Per molte ottenere una voce femminile è più importante del cambio di sesso e del nome modificato sui documenti. L’obiettivo dei pazienti transgender non è tanto parlare, ma piuttosto indossare la loro voce. Un timbro maschile su un corpo di donna accende il pregiudizio. Ricordo una signora che si era sposata e aveva adottato una bambina nera. Prima dell’operazione mi disse che forse un giorno sua figlia avrebbe avuto problemi per il colore della pelle. Ma non doveva averne per la voce della mamma".

E se dopo l’intervento non si piacciono?

"Si discute. La tendenza è sempre quella di esagerare, come per il seno. C’è chi parte da una terza e vuole la sesta. Se arriva da me una signora alta 1,80 cm che pesa 90 chili kg e sogna una voce da fringuello io rispondo che è meglio di no, bisogna accettare il compromesso per non diventare ridicoli. La voce è piena di colori. Paolo Conte dice che quella di Malika Ayane è arancione scuro e sa di spezia amara. Intervenire su questa tavolozza richiede grande senso della misura".

I pazienti si riconoscono subito? E quale è la prima parola che dicono di solito?

"Scelgo io per loro. Una vocale. Prima la I. Poi una A, con la preghiera di non barare con il falsetto. A quel punto devono contare da uno a dieci, elencare i giorni della settimana. Poi possono dire ciò che vogliono. Qualcuno è terrorizzato da un semplice ciao. Scorrono fiumi di lacrime, con il contributo di fidanzati e mariti. Nelle prime settimane hanno il divieto di parlare per più di 15 minuti ogni ora. E non devono entrare in competizione in un ambiente rumoroso. Segue la rieducazione logopedica perché il polmone resta quello di un uomo. È come mettere il motore di una Ferrari su una 500. Si può fare, ma bisogna imparare a usare l’acceleratore".

Richard Strauss sosteneva che la voce umana è lo strumento più bello di tutti, ma anche il più difficile da suonare.

"Bello e sottovalutato. Bisognerebbe fare un salto nel mio centro fra le persone che dopo un tumore alla laringe respirano da un buco sul collo e sono muti. Ho ancora davanti agli occhi il mio primo paziente, un ragazzo molto più coraggioso di me. È stato magnifico andarlo a trovare la sera dell’operazione e sentirlo canticchiare "mamma guarda come mi diverto". Indimenticabile anche il caso della musicista professionista che purtroppo non suonava il mandolino ma il trombone. Abbiamo provato, è andata bene. Adesso è passata al corno inglese".

Rendere femminile una voce maschile è tecnicamente complicato?

"Se uno lo sa fare no. A Bangkok, capitale mondiale della chirurgia per il cambio di sesso, avevano sentito parlare di Cavalot e Moncalieri. Moncalieri where? Volevano li guidassi via video e mi sono rifiutato. Adesso vado in Thailandia una volta all’anno. Ho perfezionato la tecnica di un medico giapponese rendendola meno invasiva e soprattutto reversibile, così se la paziente cambia idea può tornare indietro. Le corde vocali non le tocco nemmeno, le metto in trazione per renderle più tese e sottili in modo che aumenti la frequenza. Dai 90 Hertz di una voce maschile media si passa ai 180200 di una voce femminile".

I suoi pazienti arrivano da tutta Italia, uno su cinque è straniero. Quasi tutti uomini diventati donne.

"Il caso contrario è raro perché basta il testosterone. Ma ho avuto anche due pazienti donne con la voce da uomo, due culturiste che si erano sparate tutti gli ormoni sul mercato, dal nandrolone in giù. Non si potevano sentire".

C’è qualcosa di sacro e rituale nel silenzio di 8 giorni che lei pretende dopo l’intervento. Come se la nuova identità avesse bisogno di tempo per manifestarsi.

"Silenzio assoluto per una settimana, questo sacrificio fa il 50% del risultato. È la parte più dura. Come accettare di dovere smettere di fumare. Ma a quel punto la trasformazione è completa e si volta pagina".