Lunedì 29 Aprile 2024

Ravenna, cade all'asilo. Risarcito all'università

I genitori fecero causa dopo l'infortunio. Il risarcimento arriva dopo 20 anni

Francesco Titti in una foto da piccolo e adesso

Francesco Titti in una foto da piccolo e adesso

Ravenna, 31 luglio 2016 - ANDAVA all’asilo nido, oggi va all’università. Sono passati esattamente vent’anni: tanto ci hanno messo per riconoscergli il danno patito per una rovinosa caduta da sette punti in testa. Francesco Titti aveva due anni, oggi ne ha 22 e studia Psicologia. La Corte d’Appello di Bologna ha appena deciso che dev’essere risarcito per quanto gli era accaduto nel pomeriggio del lontano 27 giugno 1996 all’interno dell’allora asilo nido comunale ‘Callegari’ di Ravenna che oggi nemmeno esiste più.

«Un sacco di tempo, davvero una storia incredibile, da giornale», si limita a dire. Lui del resto di quel giorno non può ricordare molto. La voce narrante di questa vicenda è allora quella del padre Luciano, affermato musicista, noto per avere suonato tra gli altri con nomi del calibro di Capossela e Califano. «Francesco – ricorda – ce lo consegnarono da portare in pronto soccorso, fu agghiacciante. Io ero fuori per un concerto e mia moglie pure per lavoro, e così andarono a prenderlo i nonni».

IL BIMBO s’era fatto male poco prima di tornare a casa. E secondo i genitori era andata così: verso le 16, mentre le maestre lo stavano cambiando, era caduto andando a sbattere contro lo stipite del muro del bagno rimediando una «ferita lacero-contusa alla testa», come da referto d’ospedale. Per l’asilo invece il piccolo si era fatto male mentre correva verso alcuni suoi compagni durante concitate fasi di gioco. I tentativi di raggiungere un accordo erano naufragati e tempo qualche anno era partita la causa. La competenza su quel fascicolo era passata attraverso vari giudici. E così in primo grado a Ravenna si era arrivati a sentenza solo nel marzo 2009 quando la sezione civile del Tribunale aveva dato ragione al Comune. Secondo il giudice, non c’era nessuna concreta prova che le maestre avessero fatto cadere il bimbo mentre lo cambiavano. E l’ipotesi che si fosse fatto male correndo verso dei suoi amichetti non era poi così bizzarra.

«MA SE IO lascio un bimbo così piccolo all’asilo – continua Luciano – chi mai la deve avere la responsabilità su di lui? A quel punto era diventata una questione di principio per me. Sarei stato disposto pure ad andare in Cassazione, anche se ci fosse voluto il doppio del tempo». Il ricorso a firma dell’avvocato ravennate Fabio Fanelli segue i tempi di procedura. La dilatazione fisiologica dei tempi in appello ci mette del suo. Francesco intanto diventa maggiorenne e s’inserisce in prima persona nella causa promossa dai genitori. Si arriva così ai giorni nostri quando la sentenza viene ribaltata. Perché – hanno rilevato i tre giudici del collegio d’Appello – poco importa quale fosse stata la dinamica dell’incidente: l’unico dato che conta è che si fosse verificato all’interno dell’asilo mentre il bimbo era affidato alle maestre. Il Comune romagnolo dovrà così versare poco più di 8.600 euro a Francesco per i danni patiti e circa 840 euro ai genitori per le spese mediche sostenute. Scuote la testa Luciano: «Vent’anni dopo, incredibile... Tenere una persona così a lungo nella sospensione della comprensione di un fenomeno importante della sua vita, è una forma di ‘tortura’. Perché è un pensiero ricorrente che comporta un alto costo spirituale».