Rapina a Lanciano, l'incubo del medico massacrato. "Dicevano: vi facciamo a pezzi"

Intervista a Carlo Martelli, pestato nel raid in villa insieme alla moglie. "Sono venuti per macellarci. Cercavano la cassaforte, mai avuta"

Carlo Martelli

Carlo Martelli

Lanciano (Chieti), 24 settembre 2018 - "Pensavamo di morire, invece ce l’abbiamo fatta. Nonostante la paura. Sono venuti a casa a macellarci. Uno, l’unico che parlava, diceva: o ci dite dov’è la cassaforte o taglio sua moglie a pezzettini. Ma se ci legavano e basta ottenevano lo stesso quel che volevano. Alla fine di tutto l’unico che ha sempre parlato si è voltato e ha detto, se mette fuori la cassaforte ci avvisi, noi siamo sempre in zona".

Rapina in villa a Lanciano. Coniugi picchiati e legati, tagliato orecchio alla moglie

Carlo Martelli è irriconoscibile, il volto tumefatto per i colpi, un collare che gli tiene il collo rigido, ha problemi a una vertebra. Eppure racconta le cose con grande padronanza di sé. L’ha fatto ieri per tutto il giorno con i familiari, gli amici, i politici e i giornalisti. È lucido mentre s’interroga su quelle due ore di bestialità gratuita. Con quel particolare stonato, l’uso del lei, almeno appare così dal primo racconto delle vittime.

Lei e sua moglie stavate dormendo.

"Eravamo in camere separate, Niva la mattina doveva partire. Ero sveglio da un po’, a un certo punto mi era parso che non ci fosse più la luce, infatti era saltata la corrente".

Poi, l’irruzione della banda. Sarebbero entrati da una grata che dà sulla taverna, lì avrebbero preso anche la roncola usata per la mutilazione.

"Ricordo di aver visto una lucina, come di un cellulare. Poi sono cominciati i colpi. Sono stato sbattuto a terra, mi hanno legato i piedi, le mani dietro la schiena. Hanno usato i cavi del computer".

Sua moglie, intanto.

"L’hanno portata nella stanza, era legata anche lei. Uno diceva: la faccio a pezzettini se non mi dite dov’è la cassaforte. Gli ho risposto che non abbiamo mai avuto una cassaforte".

E per dimostrare che facevano sul serio, hanno tagliato l’orecchio destro a sua moglie.

"Io ero come tramortito dalle botte, non ho visto bene chi sia stato. Pensavamo di non uscirne, da questa situazione".

Poi le belve si sono accontentate delle carte di credito.

"no ha preso la mia macchina, per andare a prelevare. Con tutto quello che stava succedendo, per fortuna ci siamo ricordati i codici".

Momenti di attesa angosciante.

"Quando è uscito ripeteva, se non trovo i soldi, vi facciamo a pezzetti. Alla fine ci hanno chiuso dentro e se ne sono andati. Poi di colpo ho sentito qualcuno che rigirava la chiave nella porta. Ho pensato, sono tornati per ammazzarci".

Si è slegato.

"A forza di muovermi, sono riuscito a liberare un piede. Sono andato nella stanza di mio figlio e ho preso le forbici. Mi sono liberato, ho slegato mia moglie, abbiamo dato l’allarme".

Avevate mai subìto furti?

"Sì, avevano già rubato da noi. La cassaforte non c’è mai stata, l’allarme lo avevamo ma dopo non lo hanno rimesso".

Erano italiani o stranieri?

"L’unico che parlava davvero era italiano, mi sembrava avesse un accento del sud. Direi che era comunque padrone della nostra lingua". Si ferma, ripete: "Mi hanno massacrato di botte prima che potessi dire una parola. Allucinante".