Lunedì 29 Aprile 2024

"Putin non prenderà tutta l’Ucraina" Quella prima concessione di Biden

Il presidente degli Usa lascia intendere che una parte del territorio possa essere ceduta. Resta il no di Kiev. Dagli Stati Uniti nuovo blocco di aiuti militari per 800 milioni di dollari: missili, obici e droni tattici

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di Cesare De Carlo

La diplomazia – si sa – è fatta di

sfumature, di cose dette e non dette, di omissioni e di inclusioni. Di aggettivi soprattutto, come quello usato ieri da Joe Biden. Il presidente americano parlava ai corrispondenti della Casa Bianca. Soggetto scontato: l’Ucraina e la battaglia per Mariupol. A un certo punto ha detto che Vladimir Putin non riuscirà mai a occupare "tutta" l’Ucraina.

Che significa quel "tutta"? Che riuscirà a occuparne una parte? Che in questo caso gliela si può anche lasciare? Al presidente ucraino Volodymyr Zelensky andrà bene dopo avere giurato che non rinuncerà mai a un solo metro di territorio ucraino? Quell’aggettivo si combina con l’annuncio dello stesso Putin. Da Mosca il presidente russo fa sapere di avere ordinato la sospensione dei bombardamenti, avendo già conquistato l’intera città. Affermazione contestata dallo stesso Biden oltre che da Zelensky e dal sindaco della martoriata città, Vadym Boychenko. Le acciaierie Azovstal, fulcro della resistenza, sarebbero ancora in mani ucraine. Ovviamente le interpretazioni divergono. Tutto ruota attorno a quell’aggettivo, che potrebbe indicare una concessione da parte americana e che – come detto – potrebbe essere messo in relazione con l’ordine di Putin. Sospensione dei bombardamenti e sospensione dell’ultimo decisivo assalto delle truppe di terra allo stabilimento siderurgico.

E allora non appare azzardata la domanda: si apre un primo spiraglio di accordo o di tregua in questa guerra atroce prossima a entrare nel terzo mese? Quell’aggettivo a Biden non sembra essere sfuggito. Altre volte ha detto più di quello che avrebbe dovuto, essendosi lasciato prendere dalle emozioni o dalle distrazioni. Ma ieri leggeva dal teleprompter, come del resto è solito fare per non incorrere in dimenticanze, negligenze, confusioni.

Dunque quel "tutta" era presumibilmente nel testo scritto e inserito – senza sottolineature – nella conferma del nuovo imponente pacchetto di forniture militari all’Ucraina. Artiglieria pesante, obici, munizioni, dieci missili anticarro per ogni carro armato russo, droni tattici. E forse anche aerei, già arrivati o prossimi ad arrivare da riassemblare sul posto. Al pacchetto militare da 800 milioni di dollari se ne aggiunge un secondo umanitario da mezzo miliardo di dollari. Due binari apparentemente: spiraglio diplomatico e nuove pressioni, mentre il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov dichiara che non saranno usati ordigni nucleari tattici.

Delle pressioni fanno parte anche ulteriori sanzioni. Quelle decise al momento dell’invasione stanno portando la Russia sull’orlo del default finanziario. Fra parentesi, se fossero state varate prima, cioè prima dell’invasione (24 febbrario), e se prima fossero stati anche inviati gli armamenti, forse Putin non si sarebbe lasciato tentare dall’avventura.

Ieri Biden ha annunciato di avere messo al bando le navi russe dai porti americani. "Nessuna nave, nessuna che batta bandiera russa o che sia di proprietà o gestita da russi potrà attraccare in un porto degli Stati Uniti". Poi ha aggiunto: gli Stati Uniti si preparano a consentire una migrazione legale dei profughi ucraini. In Europa ce ne sono già cinque milioni. Circa centomila quelli arrivati in Usa.

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