
Le storiche Panda a Pandino (Cremona): tre giorni di festa per il raduno dei record
Bandera
Quando uscì, nel 1980, voluta da Carlo De Benedetti nel suo breve periodo in casa Agnelli e disegnata da Giorgetto Giugiaro, si sarebbe dovuta chiamare Zero, come una delle prime Fiat. La Panda, vetri piatti, lamiere dritte, doveva essere la risposta italiana alle utilitarie francesi ed è diventata un mito. Al punto da guadagnarsi un raduno internazionale nella città cremasca di Pandino che si tiene oggi come ogni anno. Un omaggio all’auto povera, proletaria. Il mulo da famiglia, carico di damigiane o di attrezzi, di bambini presi da scuola. L’auto dei vecchi e dei giovani alle prime armi. Usata, sfiancata, indistruttibile, identifica gli italiani più di una Ferrari. E pensare che l’umile Panda, prodotta da 45 anni, ha rischiato infinite volte di sparire.
Nel 2003, quando l’ultimo esemplare della prima serie lascia Mirafiori, la nuova piccola Fiat, fatta in Polonia, si deve chiamare Gingo. Ci vuole una causa della Renault che protesta per l’assonanza col nome Twingo a far sussultare d’orgoglio la vecchia Torino. Oggi, la grande viene dalla Serbia, la piccola da Pomigliano. E non smette di sorprendere. In un mese, 8.194 vendute. Regina del mercato.