Lunedì 29 Aprile 2024

"Ora le suono ai politici: basta con i divieti" Guarda come dondola la voglia di musica

Sessant’anni di carriera, da Abbronzatissima ai Watussi. "Mina mi ha aiutato due volte. Morricone mio testimone di nozze". Rap bocciato: "Non ha melodia. Oggi poi conta avere un look stravagante, io già da ragazzo andavo in camicia e cravatta".

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di Piero

Degli Antoni

Edoardo Vianello, in aprile lei ha perso sua figlia Susanna al termine di una lunga malattia. Un dramma terribile per un genitore...

"Proprio questo mese avrebbe compiuto 50 anni. Non ho nemmeno potuto partecipare al funerale per le rigide norme durante il lockdown. Per questo sto organizzando alla Chiesa degli Artisti a Roma qualcosa per ricordarla. Non una commemorazione funebre ma una festa, senza retorica, con tutti i suoi amici".

Durante il lockdown ha lavorato a qualche brano nuovo?

"Poco prima avevo organizzato una serie di concerti da salotto, con 15-20 amici, a cui facevo ascoltare mie vecchie canzoni dimenticate. Distribuivo delle schede e chiedevo loro di votarle. Ma sono riuscito a realizzarne solo due, di questi incontri, poi è scattata la chiusura. Durante il lockdown non sono riuscito a far niente, più che altro ero preoccupato di non beccarmi il Coronavirus e quindi uscivo il meno possibile".

E oggi?

"Anche ora le prospettive non sono felici. Il governo non ha fatto niente per la gente dello spettacolo, per me che ho 82 anni è come se mi avessero detto: smetti di cantare. Hanno riaperto i ristoranti, i bar, il calcio, tutto tranne ciò che riguarda noi che facciamo concerti dal vivo".

Per la verità qualche attore e comico ha ricominciato, rispettando il distanziamento...

"Ci sono due tipi di concerti. Quelli a pagamento, ma col distanziamento puoi avere mille spettatori, che a Vasco Rossi certamente non bastano, invece magari venissero da me. Il secondo tipo è il concerto nelle feste di piazza, nelle sagre, anche nelle feste parrocchiali. E questo non è ancora possibile. Non capisco perché la Cei le abbia proibite definendole ‘immorali’. Immorali? Ma in questo periodo la gente ha soprattutto bisogno di distrazione, i fedeli si conquistano anche divertendoli, senza contare tutto l’indotto di questi concerti – bancarelle, mercati, raccolte fondi anche per le parrocchie. La musica è cultura. Ma nessun organizzatore si prenderà la responsabilità di un eventuale contagio avvenuto durante un concerto".

Lei è credente?

"Credente di educazione, da ragazzo ho creduto a tutto quello che mi dicevano, adesso c’è la speranza che qualcosa di vero ci sia, però non posso dire di credere".

Cosa pensa della musica attuale italiana?

"Non mi piace. Non capisco la musica senza melodia. Oggi col rap la gente vuole sentire le parole, non la musica. Dei nuovi artisti mi piacciono Achille Lauro e Mahmood. Tra le donne mi era piaciuta Elodie a Sanremo. Oggi conta molto essere belli o presentarsi con un look stravagante. Oggi non sarei stato in grado di farmi notare, già da ragazzo mi presentavo in camicia e cravatta".

Lei ha sempre detto di avere un debito di riconoscenza con Mina.

"Mi ha aiutato due volte, forse involontariamente, non so. La prima quando le feci ascoltare la canzone Che freddo. Le piacque e la incise per il lato B di Mille bolle blu, regalandomi quindi una bella notorietà. Poi l’hanno ripresa anche Sergio Endrigo, Claudio Villa, Sergio Bruni. La seconda volta mi aiutò quando conduceva Studio Uno. Siccome venne a mancare un ospite, credo che sia stata lei a ricordarsi di me e a convocarmi. Cantai Il capello".

Lei faceva parte della prima scuola di cantautori...

"Quella di Umberto Bindi, Luigi Tenco, Gianni Meccia. Eravamo un gruppo diverso dagli altri, proponevamo qualcosa di nuovo. Fino a quel momento era indispensabile avere una bella voce, noi attiravamo l’attenzione per quello che dicevamo".

Teddy Reno affermò che non aveva la voce giusta per fare il cantante...

"Mi disse che come autore potevo andare, ma come cantante no. Sono quelle cose che ti danno un grande stimolo".

Qual è il segreto per cui le sue canzoni vengono ascoltate, e godute, ancora oggi?

"Sono tanti elementi, Innanzitutto l’orecchiabilità intesa però non in senso banale. Le mie canzoni erano molto futuriste rispetto alle altre. Ho avuto una piacevole sorpresa proprio di recente. Nel ‘59 avevo scritto una canzone, Ma guardala, che nessuno si ricordava di più. Poco tempo fa accendo il televisore e cosa scopro? Che l’avevano usata come colonna sonora della pubblicità di un’auto! Come avranno fatto a ricordarsene? Un altro elemento che rende attuali le mie canzoni sono gli arrangiamento di Ennio Morricone, arrangiamenti inusuali che non seguivano la moda".

Come vi conosceste?

"L’ho incontrato per la prima volta nel ‘59, recitavo in una commedia di cui lui aveva scritto la musica. In seguito la Rca, con cui ero sotto contratto, affidò una divisione a Luis Bacalov e un’altra a Morricone. Io venni affidato a Bacalov, ma con lui non avevo feeling, così chiesi di passare a Morricone e mi accontentarono. Con lui ho lavorato dal 1962 al 1967. I primi due brani furono Pinne fucile ed occhiali e Guarda come dondolo. Morricone con gli arrangiamenti si sbizzarriva. Poi facemmo O mio signore, Tremarella, Abbronzatissima. Quando nel 1966 partecipai a Sanremo con Parlami di te, in coppia con Françoise Hardy, fu lui a dirigere l’orchestra, l’unica volta nella sua carriera. È stato anche mio testimone alle nozze con Wilma (Goich, ndr)".

Come fu la vostra collaborazione?

"Cercavamo sempre di sorprendere l’ascoltatore, evitando di proporre cose scontate. Per un autore l’arrangiamento è sempre un rischio, può distruggerti un brano. Ricordo che per la canzone Il Cicerone avevo scelto una certa progressione armonica che – adesso posso confessarlo – avevo preso da una sinfonia di Ciaikovskij. Cicerone parlava di un cicerone, appunto, che si innamora di una turista della sua comitiva. E nel testo c’era una carrellata dei principali monumenti romani accompagnata appunto da questa progressione armonica. In fase di arrangiamento, Morricone sovrappose dei rumori tipici di Roma: la carrozzella, gli zoccoli dei cavalli, un ragazzino che urlava... Non mi piacque e ne discutemmo molto. Lui non prendeva mai bene le critiche, di solito diceva: ‘Se non ti va bene, vai da un altro’".

Come finì?

"La canzone uscì come la volevo io. Ma anni dopo capii che la sua soluzione anticipava i tempi, aveva ragione lui. Infatti l’ho incisa di nuovo con il suo arrangiamento".