Martedì 30 Aprile 2024

Niente di nuovo sul fronte occidentale

Mario

Arpino

Il conflitto tra israeliani e palestinesi, indubbiamente "preoccupa". Ci mancherebbe, mille

razzi lanciati in poche ore su città e villaggi preoccupano sicuramente i cittadini israeliani e quelli di Gaza, già precettati per essere vittime sacrificali degli F-16 con la stella di Davide. Infatti il nostro "preoccupa" tra virgolette non si riferisce a loro, perché è l’espressione più spinta che in questi giorni hanno pronunciato i leader di quell’Occidente del quale, purtroppo senza troppo orgoglio, anche noi facciamo parte. I più arditi si sono spinti anche oltre, sostenendo che Israele "ha il preciso dovere di esercitare il diritto all’autodifesa". E anche questo, che suona banale come il "preoccupa", lo poniamo tra virgolette. Tanto più che è un mantra che spesso circola ipocritamente perfino all’interno del Palazzo di Vetro, dove la maggioranza di quella polverizzazione di Stati che forma l’Assemblea notoriamente parteggia per i palestinesi. Poi, quando prevarranno gli alti lai per le "vittime civili" e per i "bambini sotto le macerie", la partita sarà di nuovo sospesa. Solo la gentile signora Abeer Odeh, Ambasciatore dello Stato di Palestina a Roma, si è espressa in modo propositivo, invitando l’Italia a farsi parte diligente per ospitare una conferenza che consenta la ripresa del dialogo. Dall’Occidente, al di là del banale, ancora nessuna proposta. Nemmeno Joe Biden ne ha fatte.

Perché? Se saliamo solo per un attimo ai piani superiori della scena politica internazionale, ci appare chiaro perché nessuno senta stimoli compromissori. Persino il mondo arabo si limita a guardare. Palestinesi contro palestinesi, sciiti iraniani e libanesi che supportano i sunniti di Hamas e Israele che, come sempre, se cede solo di un passo rischia di perdere. E allora, che farà l’Occidente? Nulla, è troppo rischioso. Dall’Ovest niente di nuovo.