Martedì 7 Maggio 2024

Monta la rivolta contro la didattica a distanza Proteste in tutta Italia e il Tar aumenta il caos

Sentenze contrastanti. Puglia: scuole aperte ma a libera scelta dei genitori. Respinti in Campania i ricorsi per la riapertura

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di Veronica Passeri

Davanti alle scuole armati di pc e telefonini, strumenti indispensabili per la didattica a distanza, ma per chiedere a gran voce di poter tornare in classe.

In tutta Italia, da Milano a Padova, da Torino a Firenze fino a Roma, gli studenti delle medie e delle superiori stanno protestando contro la Dad. Ma se alcuni presidi riconoscono le loro ragioni, altri prendono provvedimenti: al liceo classico e linguistico Gioberti di Torino la dirigente scolastica ha stabilito che non si può seguire la Dad collegandosi da "luoghi diversi dalla propria abitazione". Chi si collega all’aperto, fuori casa, viene segnato assente. Questo per evitare che i ragazzi si mettano con i loro computer davanti all’ingresso della scuola, come capita in molte città.

E poi ci sono le sentenze dei Tar che riscrivono regole, sposano o bocciano ordinanze dei governatori: l’istruzione è finita in una giungla di ordini e contrordini. Due le regioni dove la scuola era stata chiusa per ordinanza dei governatori, Campania e Puglia.

Ieri il Tar della Puglia ha stabilito che le scuole – quelle del ciclo primario – devono essere aperte, come in tutta Italia, ma, attenzione, frequentarle deve essere una libera scelta. I genitori, insomma, devono poter scegliere tra mandare il figlio a scuola o farlo studiare a casa con la Dad.

Sentenza che chiude un capitolo che aveva visto un botta e risposta al vetriolo tra il governatore Michele Emiliano, che ora si dice soddisfatto, e la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina che gli aveva chiesto di modificare l’ordinanza che ne prevedeva la chiusura. Anche in Campania, regione rossa dove da decreto del governo restano aperte le scuole fino alla prima media, la decisione della Regione di riaprirle gradualmente a partire dal 24 novembre è finita davanti ai giudici, con il Tar che ha dato ragione all’ordinanza regionale respingendo i ricorsi di alcuni gruppi di genitori che chiedevano la ripresa totale in presenza.

A spezzare una lancia a favore del movimento di studenti che chiedono di tornare in classe è l’Oms. Secondo l’organizzazione mondiale della sanità l’impatto dei contagi nelle scuole è limitato e la trasmissione tra studenti avviene soprattutto fuori da scuola: da qui la raccomandazione, ribadita in un incontro dei vertici di Oms e Unesco con la Azzolina, a limitare il più possibile i provvedimenti di chiusura delle scuole.

Gli studenti ribadiscono, infatti, che il danno creato ai ragazzi dai 12 ai 18 anni dalla sospensione della didattica in presenza è enorme. Nel resto d’Europa, spiega Costanza Margiotta, portavoce di Priorità alla scuola, "le scuole sono aperte e i contagi hanno comunque invertito la rotta. Chiediamo che allo scadere del 3 dicembre - data di fine dell’ultimo Dpcm - sia potenziato il trasporto pubblico, i tamponi a studenti e docenti e i tracciamenti e si garantisca dal 4 dicembre un rientro in presenza nelle scuole che sono chiuse in Italia".