Mister Formula 1 si è ucciso "Non sopportava più il dolore"

L’inchiesta sulla morte di Max Mosley: si è sparato un colpo di fucile in testa. Distrutto per la malattia terminale, il biglietto agli amici: "Non avevo scelta"

di Deborah Bonetti

L’inchiesta sulla morte dell’ex patron della Formula 1, Max Mosley, ha rivelato inaspettatamente che si sarebbe suicidato. L’81enne ex capo della FIA (Federazione Internazionale Automobilismo) è stato trovato nella sua camera da letto senza vita nel maggio dell’anno scorso, ma all’epoca la famiglia aveva fatto sapere che era morto "dopo una lunga battaglia con il cancro". Invece Mosley, figlio del leader pro-nazista Sir Oswald Mosley e a suo tempo accusato di aver organizzato orge a tema nazista con prostitute varie, si era sparato alla testa con un fucile.

L’ex capo della Formula 1, che aveva gestito per ben 16 anni (dal 1993 al 2009), aveva da poco scoperto di soffrire di un linfoma incurabile ed era molto depresso e dolorante. Il suo fidato assistente, Henry Alexander, che lo seguiva da oltre 20 anni, ha dichiarato di aver trovato una nota ricoperta di sangue accanto al cadavere, fra cui si scorgevano le parole: "Non avevo altra scelta". Sulla porta della propria camera, prima di farla finita, Max Mosley aveva attaccato un altro biglietto, che leggeva: "Non entrare, chiamare la polizia".

La governante della sua casa di Chelsea ha trovato la nota e ha immediatamente chiamato Scotland Yard. Sono stati poi gli agenti a trovare il corpo inerme dell’uomo. In seguito, il coroner ha rilevato che le ferite erano compatibili con il colpo di fucile che lo stesso Mosley si è sparato alla tempia.

L’assistente Alexander ha rivelato: "Era molto depresso e mi aveva fatto diversi riferimenti al fatto che desiderava farla finita. Il giorno che si è ucciso mi aveva ringraziato per tutto quello che avevo fatto per lui e confidato che non ne poteva più. Io tentai di dissuaderlo, chiedendogli di ripensarci o almeno di aspettare. Lui mi rispose “Perché?”". Alexander ha aggiunto: "Poi lo vidi uscire per andare a cena con la moglie". Uno stato psico-fisico fortemente provato dal dolore cronico alla vescica e all’intestino, aggravato dunque dalla consapevolezza del poco tempo in vita che gli era rimasto.

Il detective Ben Benlounes, che si è occupato del caso, ieri ha dichiarato che Mosley e la moglie Jean avrebbero cenato intorno alle 19: "La signora ricorda che Mosley mangiò poco e che era in preda a forti dolori. Lo ha descritto come disperato e piuttosto malandato".

Il mattino dopo Alexander arrivò all’appartamento e cercò di comunicare con Mosley per chiedergli se volesse la colazione a letto. Non ricevendo risposta, Alexander salì fino alla camera da letto e vide la nota. Ieri i medici da cui Mosley era in cura hanno corroborato la diagnosi terminale.