Mercoledì 24 Aprile 2024

Metodo Stamina, le tappe della vicenda

Ideata da Davide Vannoni, nel 2011 la 'cura' fu sperimentata dagli Spedali di Brescia. Poi arrivarono la bocciatura della scienza e le inchieste della magistratura

Davide Vannoni durante il processo Stamina a Torino (Ansa)

Davide Vannoni durante il processo Stamina a Torino (Ansa)

Roma, 10 dicembre 2019 - Il controverso metodo Stamina ideato da Davide Vannoni, morto oggi a Torino, finisce per la prima volta agli onori della cronaca nel 2011. E' in quell'anno infatti che la 'terapia cellulare' a uso compassionevole prodotta da Stamina Foundation approda agli Spedali Civili di Brescia, struttura del servizio sanitario nazionale. La 'cura' era nata nel 2007 in un sottoscala di Torino, con tappe successive a San Marino e all'Irccs Burlo Garofolo di Trieste. La direzione degli Spedali Civili di Brescia ne viene a conoscenza attraverso i suoi sanitari che avevano, a loro volta, avuto contatti con la Regione. Il 28 settembre 2011 viene quindi sottoscritto l'accordo di collaborazione definitivo fra il presidente della Stamina Foundation onlus, Davide Vannoni, e il direttore generale degli Spedali Civili di Brescia, Cornelio Coppini. Da ottobre 2011 ad aprile 2012 vengono avviati al trattamento 12 pazienti, 4 bambini e 8 adulti. 

Ma, nel maggio 2012, l'Agenzia italiana del farmaco accerta, con un'ispezione insieme ai carabinieri del Nas, che a Brescia vengono effettuate terapie con ipotetici medicinali a base di cellule staminali mesenchimali, preparati secondo il metodo della Stamina Foundation in un laboratorio dello stesso ospedale, non autorizzato alla produzione di tale tipologia di medicinali. Nello stesso mese, un'ordinanza Aifa vieta la somministrazione del trattamento.A luglio dello stesso anno, però, l'ordinanza viene impugnata dinanzi al Tar della Lombardia con ricorsi separati sia dagli Spedali Civili di Brescia, sia da alcuni genitori dei piccoli pazienti congiuntamente alla Fondazione Stamina Foundation che ne chiedono contestualmente la sospensione cautelare. Il Tar però respinge la domanda.

E, mentre la stampa comincia a dedicare ampio spazio alle storie di pazienti 'simbolo', a marzo 2013 arriva il decreto legge Balduzzi, che intende assicurare una parità di trattamento tra tutti coloro che hanno avviato il protocollo all'ospedale di Brescia, consentendone la conclusione e prevedendo un monitoraggio clinico. Si istituisce inoltre una precisa procedura di valutazione degli esiti del loro impiego, da affidare a competenti istituzioni tecniche sanitarie. Durante l'esame al Senato, all'articolo 2 viene approvato all'unanimità un emendamento che prevede una specifica sperimentazione (allargata quindi anche a casi non oggetto di provvedimento dell'autorità giudiziaria) di impiego di medicinali per terapie avanzate preparati su base non ripetitiva con uso di cellule staminali mesenchimali: l'unico, a quel momento, è il metodo Stamina. 

Davide Vannoni durante il processo Stamina a Torino (Ansa)
Davide Vannoni durante il processo Stamina a Torino (Ansa)

Il caso diventa di rilevanza internazionale: scienziati italiani e stranieri esprimono giudizi decisamente negativi su tale emendamento in quanto, così facendo, l'Italia rischia di eliminare drasticamente tutte le regole scientifiche che fino ad allora erano sempre ritenute necessarie. Il 2 maggio 2013, a quattro giorni dall'inizio del suo mandato, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin convoca una prima riunione su Stamina con rappresentanti di ministero, Aifa, Istituto superiore di sanità, Centro nazionale trapianti, Gabinetto e segreteria scientifica dell'ex ministro Balduzzi per essere informata sullo stato della terapia, sulla normativa esistente e sull'iter fin qui seguito dal governo precedente. 

Il 15 maggio la Camera approva l'emendamento al decreto legge 25/3/2103 n. 24, che prevede l'avvio della sperimentazione clinica e il 18 giugno Lorenzin firma un decreto ministeriale che dà concretamente il via libera. Si stabilisce che Stamina predisporrà una versione il più dettagliata possibile del metodo di preparazione del prodotto di terapia cellulare. La standardizzazione del processo di preparazione, infatti, rappresenta l'unico strumento che possa garantire la riproducibilità del metodo, e quindi il suo impiego nell'ambito di una sperimentazione clinica. Si concorda che la valutazione del metodo sarà affidata a un Comitato scientifico con esperti nominati dal ministro il primo luglio 2013. Ma fino al primo agosto Vannoni non consegna la metodica di preparazione del cosiddetto metodo Stamina.

Il 12 settembre c'è l'invio ufficiale della relazione al ministro da parte del Comitato scientifico che è giunto alle proprie conclusioni: il parere sul metodo è negativo. Dopo aver richiesto un parere all'Avvocatura generale dello Stato, a ottobre il ministro della Salute annuncia l'impossibilità di proseguire la sperimentazione. 

Intanto non si placano le polemiche e le proteste da parte dei familiari dei malati che chiedono di poter accedere alla cura Stamina. A dicembre 2013 il Tar del Lazio 'boccia' il parere della prima commissione, accogliendo il ricorso di Davide Vannoni. Il ministro Lorenzin nomina dunque un nuovo comitato per la valutazione del metodo Stamina. Nulla di fatto. La composizione del board di esperti cambierà in seguito alle critiche mosse ad alcuni membri che si erano pronunciati sulla metodica Stamina. 

Nel frattempo il Senato avvia un'indagine conoscitiva sul caso, con audizioni di rappresentanti di tutte le istituzioni e le associazioni coinvolte. A causa della delicata situazione legale, nel gennaio 2014 i medici degli Spedali Civili di Brescia si rifiutano di continuare ad applicare il metodo, eccetto quei singoli casi in cui ci fosse stata una specifica ordinanza del tribunale. L'Unione Medici Italiani, dal canto suo, consiglia ai propri iscritti di "astenersi dal praticare ulteriori trattamenti con il metodo Stamina". Viene nominata una nuova commissione e, a ottobre, vengono resi noti i pareri: non vi sono i presupposti per una sperimentazione del metodo.

Il pm di Torino, Raffaele Guariniello, avvia un'inchiesta e Vannoni e un'altra ventina di persone vengono rinviate a giudizio, con successivi vari ricorsi. Alla fine l'ideatore di Stamina patteggia una pena di un anno e dieci mesi per le accuse di associazione a delinquere e truffa. Pena sospesa a patto dell'interruzione di ogni attività da parte di Vannoni, ma il 'guru' del controverso metodo decide di esportarlo in Georgia. Verrà arrestato e si aprirà un nuovo processo, mentre anche la Georgia blocca i trattamenti.