Lunedì 29 Aprile 2024

Meloni, atto primo Legge e ordine "Basta piedi in testa Lo Stato ora c’è"

C’è il decreto su giustizia e sicurezza. Rinviato il capitolo economico. Svolta anche sulla sanità. La premier: "Cosa mi aspetto? Lealtà"

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di Ettore Maria Colombo

"Mi aspetto compattezza e lealtà", da ministri e sottosegretari, e "le sto riscontrando: non ci sono stati problemi di alcun genere. In Consiglio dei ministri si respira un clima di grande compattezza ed entusiasmo, pur nella consapevolezza delle difficoltà". Non è esattamente così. Scontri, e pure tosti, ce ne sono stati, in questi giorni, specie tra Meloni e Salvini, più la fatica di comporre il Rubik sottogoverno, con FI che sgomitava e recalcitrava.

Il primo Cdm operativo e la prima conferenza stampa del nuovo governo inizia con un bagno di (ovvio) auto-ottimismo e (necessario) realismo. La macchina della comunicazione funziona alla perfezione. Come se Meloni e i suoi, a palazzo Chigi, non fossero dei novizi e alle prime armi.

La conferenza stampa inizia con puntualità teutonica, alle 16.30, lo streaming non presenta sbavature, tutti parlano il giusto senza sbrodolare. Il nuovo capo ufficio stampa del governo – lo storico caporedattore dell’Agi, Fabrizio Alfano – spiega subito che "Giorgia va veloce" perché, subito dopo, l’attendono "impegni istituzionali". Si passa all’introduzione del premier sui temi affrontati in Consiglio dei ministri, poi la palla passata ai ministri (Nordio, Piantedosi, Schillaci: tre esordienti), infine lei risponde alle domande dei giornalisti. Si lamenta "di quello che leggo sulla stampa", fa qualche battuta ironica ("ora tolgo il bavaglio a Nordio"), nega dissapori sulle nomine di sottogoverno (otto i viceministri, che sono tanti, e 31 sottosegretari: 39 in totale). Ma qui rivendica che "abbiamo scelto i migliori, cercato le competenze, nel rispetto dei ruoli e dei pesi" (dei partiti), "bilanciato presenza femminile e territoriale". Ma, assicura, "non ci sono stati problemi, quando ho avuto dubbi li ho fatti presente". Pausa: "I problemi arriveranno", ecco.

Sulla sostanza del Cdm e, dunque, sui messaggi lanciati in conferenza stampa, Meloni fa subito capire che va veloce. Sulla riforma della Giustizia (quella targata Cartabia) frena, ma "non perderemo i soldi del Pnrr", è solo sospesa "su lettera dei Procuratori generali Corti d’Appello". Sul carcere ostativo, invece, si accelera perché "ho iniziato a fare politica con le stragi di mafia, nel nome di Falcone e Borsellino, i “papelli“ dei mafiosi mirano da sempre a svuotare quelle norme, noi invece le riconfermiamo, ma dobbiamo ovviare alla sentenza della Consulta che arriverà". Sul Covid 19 – e qui l’opposizione già si scatena – si decelera perché "il modello Speranza" e una "visione ideologica della sanità e della libertà personale va ribaltata", ma la prevenzione resterà.

Sui rave party si accelera, e di brutto, perché "lo Stato italiano non si fa mettere i piedi in testa" e "l’illegalità non sarà più tollerata". I ministri annuiscono, spiegano la ratio dei provvedimenti. Il pugno di ferro della “lady di ferro“ si vede tutto, il guanto di velluto, invece, si stenta, a vederlo. In ogni caso, già al prossimo Cdm, il gioco si farà assai più duro. È la stessa premier ad annunciare che si parlerà di Nadef, manovra economica, caro energia, delega ai servizi, nomi e confini dei dicasteri. Appuntamento al 4 novembre, dunque, mentre viceministri e sottosegretari giureranno domani, giorno dei Morti. "Mi attendo le vostre battute" scherza Meloni, con aria di sfida.