Lunedì 29 Aprile 2024

Maxi tagli fiscali Londra riscopre la linea Thatcher

Cesare

De Carlo

Quarant’anni dopo riappare la Reaganomics. A Londra e non a Washington, che invece si è riaffidata a un disordinato keynesismo. Non c’è nessun riferimento al presidente americano nella supply side economics rilanciata ieri nel Regno Unito di re Carlo III. Nessun richiamo nemmeno a Margaret Thatcher, altra apostola liberista. Liz Truss, la nuova premier, terza donna a guidare un governo, rifiuta le etichette. Ma la ricetta è la stessa: ridurre pressione fiscale, regolamentazioni e più in generale la presenza dello Stato nell’economia. Lo Stato – ammoniva Reagan – è il problema, non la soluzione. E così ieri ai Comuni il nuovo Cancelliere dello Scacchiere, Kwasi Kwarteng, ha fatto il radicale annuncio: "La stagnazione ha portato a un fiscalismo opprimente". E ha anticipato i più massicci tagli fiscali dagli anni Settanta.

Nei momenti di crisi – questo l’assunto – bisogna lasciare più soldi nelle tasche dei contribuenti e nelle casse delle imprese. Ne deriveranno più ricchezza, più consumi, più occupazione. E il deficit? Aumenterà. Lo ammetteva anche Milton Friedman, il profeta del turbo-liberismo. Per finanziarlo si sarebbe dovuto ricorrere ad altro debito pubblico. Sino a che le maggiori entrate fiscali non avrebbero cominciato a colmare il buco. Nell’America degli anni Ottanta accadde questo. E in parte anche nella Gran Bretagna della Lady di ferro. Non subito ovviamente. Sull’una e sull’altra sponda dell’Atlantico calò l’inflazione, riprese la crescita e si raggiunse il pieno impiego. Sotto il democratico Clinton gli Usa vantarono bilanci in attivo in una cornice di grande espansione. Il repubblicano Reagan e la conservatrice Thatcher avevano rimesso in piedi le loro nazioni. Ora avrà altrettanta fortuna Liz Truss nel pieno di una guerra e di una crisi energetica (la prima reazione dei mercati è un crollo della sterlina)? E la sua svolta farà scuola anche Oltremanica? ([email protected])