Mercoledì 8 Maggio 2024

Macron filosofo: il politicamente corretto fa flop

Davide

Rondoni

Il presidente Macron va in soccorso di Biancaneve e del Principe. Anche loro e il bacio di risveglio erano finiti nel mirino della cosiddetta cancel culture, ovvero la tendenza a eliminare statue, targhe e pezzi di programma scolastico e persino atti di favole in nome di colpe di personaggi e autori (o loro avi) nei confronti di razze e generi. In una intervista a Elle il Presidente dice che le teorie che sottendono tale furia di cancellazione hanno un difetto: riducono l’umanità sempre più a razze, a generi, e insomma disegnano un mondo fatto di identità ristrette e chiuse, facilitando dunque una specie di "razzialismo" chiuso. In contrasto con tali tendenze lui si dichiara "universalista" e richiama il fatto che molte diseguaglianze da combattere non riguardano razza e genere ma disparità di situazione sociale. Il dibattito su tali teorie, dette intersezionali, è vivo in ambiti accademico e tra i militanti della sinistra radicale da cinquant’anni. Ma di recente le azioni di cancellazione si sono fatte più aggressive, eclatanti. Appare dunque, nelle parole di Macron, uno scontro tra una cosiddetta sinistra radicale che fa delle battaglie su razzismo e genere il proprio tratto identitario forte e una sinistra sociale che invece indica nelle povertà e disparità sociali la priorità.

L’uscita di Macron è autorevole e pesante, e rovescia l’accusa di razzismo. Ma non centra il problema. Infatti, se la cultura si fonda e giustifica solo in una lettura delle società, come accade nella sinistra storicista, cultura ed esercizio del potere finiscono per coincidere. In breve, se la cultura si pone solo il problema della miglior interpretazione sociale e tralascia come non-problemi questioni come la verità, la contestualizzazione e la differenza storica, ecco che il dibattito culturale finisce per coincidere con lotta di potere e di lobby. E non è un contributo al senso critico.