di Roberto Giardina Vai dove ti porta il caso, forse servirà a risparmiare, di certo ti trasforma da turista in viaggiatore. Oggi non si viaggia più, si viene trasportati. In due ore con volo low-cost raggiungi quasi ogni meta in Europa, ma sei imprigionato in un programma, devi rispettare le tappe, sono esclusi gli imprevisti che, invece, sono la cosa più affascinante di un viaggio, quel che ti rimane nel ricordo. Se giungi in un luogo che non hai scelto, sei costretto a essere curioso, a scoprire dove ti trovi. Magari in un posto dove non saresti mai andato, sedotto o ingannato dalla pubblicità, dalle offerte all inclusive, che sono la fine dei viaggi, quelli di una volta. “Che ci faccio qui?” è il titolo di un libro di Chatwin, grande viaggiatore. Perché sono in un posto, in vacanza o per lavoro l’ho sempre saputo, ma appena giunto sono stato sorpreso dalla domanda: e ora come me la cavo? Trovare un albergo, o una pensione, cosa vedere, come farmi capire e capire. Una sottile angoscia, che prova prima o poi chi viaggia affidato a se stesso. Prevedere tutto, prenotare, decidere gli orari, è rassicurante ma non saprai mai quel che avrai perduto. Un imprevisto può essere una piccola avventura. Alla fine d’una estate, con mia moglie decidemmo di andare in auto da Viareggio verso sud, ma passando lungo il crinale appenninico, evitando Tirreno e Adriatico. Scoprimmo il primo giorno che la Toscana era ancora tutta esaurita, dagli Hotel Cinque stelle alle pensioni. In un agriturismo, un gestore gentile ci offrì un prosecco e trovò per noi una camera a Poggibonsi. Tutti vanno a Firenze o a Pisa, nessuno va a Poggibonsi, ci disse. Fu una scoperta, e restammo due giorni, in una antica villa trasformata in albergo. Un angolo della Toscana ...
© Riproduzione riservata