Martedì 30 Aprile 2024

L’Occidente teme il bluff di Putin "Niente ritiro, sposta solo i soldati"

Il Cremlino: finite le esercitazioni in Crimea. "Ma la Russia può invadere l’Ucraina in ogni momento"

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di Giampaolo Pioli

Il fatidico 16 febbraio, giorno annunciato dell’invasione russa in Ucraina, è passato senza alcun incidente. "Non ci sarà aggressione né oggi né domani e nemmeno fra un mese", ha detto l’ambasciatore russo a Bruxelles mentre erano riuniti tutti i ministri della difesa della Nato. "Non abbiamo visto fino a questo momento nessun ritiro delle forze russe – dicono in coro il presidente ucraino Zelensky, il segretario di Stato americano Blinken e il segretario generale della Nato Stoltenberg –. La Russia mantiene praticamente intatta la sua capacità offensiva ai confini con Ucraina e Bielorussia e questa non è una de-escalation". Da Kiev confermano che le forze armate del Cremlino ammassate da Putin ai confini russi e bielorussi superano le 148mila unità, ma un rapporto dell’intelligence ucraino sostiene che non sarebbero sufficienti per avviare una massiccia offensiva di terra, a differenza di quanto sostengono ancora gli americani.

Per tutta la giornata gli abitanti di Kiev e di altre città si sono mossi in massa per salutare sotto le note dell’inno nazionale ’il giorno dell’unità del paese’ voluto dal presidente Zelensky. "Siamo orgogliosi di essere ucraini – ha detto il presidente –, non abbiamo paura di nessun pronostico. Siamo forti perché siamo uniti e pronti a difenderci…". Il Pentagono ha confermato che durante il fine settimana due jet russi hanno avuto un incontro pericolosissimo e ravvicinato con due aerei della marina americana che si erano staccati da una portaerei. In Crimea le immagini rilanciate dai media mostrano i mezzi russi lasciare la penisola – annessa nel 2014 – attraverso il ponte costruito dai fratelli Rotenberg, oligarchi di nuovo conio e pezzi da novanta del cerchio magico di Vladimir Putin. Ma per una colonna di tank che fa rientro negli hangar, c’è un’altra esercitazione che inizia, questa volta nel Mediterraneo. Con i bombardieri a lungo raggio a capacità nucleare e i jet da combattimento armati di missili ipersonici dislocati nella base aerea siriana di Khmeimim.

La tensione rimane al massimo, mentre anche il ministro degli esteri italiano Di Maio oggi è a Mosca e quindi andrà in Ucraina per proseguire nella grande maratona diplomatica internazionale messa in piedi per evitare la guerra. L’Alleanza che sta valutando un rafforzamento "di lungo termine" del fianco est e l’Italia, rappresentata dal ministro Lorenzo Guerini nel ministeriale della Difesa a Bruxelles, si è detta "pronta a fare la sua parte" sull’invio di truppe per la deterrenza.

Questa mattina al Consiglio di Sicurezza dell’Onu presieduto dalla Russia per il mese di febbraio ci sarà una riunione proprio sulla "verifica degli accordi di Minks" fra Mosca e Kiev che sono in vigore da 7 anni ma non sono mai stati applicati soprattutto per la non volontà del governo ucraino. La minaccia in queste ore arriva però dalla proposta della camera bassa russa, la Duma, direttamente al presidente Putin affinché riconosca le autoproclamate repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk dove Mosca dice sta avvenendo uno strisciante genocidio. Per molti, in caso di repressione da parte delle forze ucraine questo rimarrebbe ancora il pretesto per invadere.