Lunedì 29 Aprile 2024

Lo storico: "Tutto cambiato Un 11 settembre"

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di Ettore Maria Colombo

"Nessuno, quando finirà la pandemia, restituirà il tempo perduto a una persona anziana come me. Il tempo della socialità, delle passeggiate al mare, degli amici, del lavoro con i miei studenti. La pandemia ha cambiato le nostre agende interiori. Rimbalzerà nelle nostre società e le cambierà, e in modo radicale". Di Giovanni De Luna, professore di storia contemporanea, vale la pena di ricordare almeno due testi decisivi: La Repubblica inquieta (Feltrinelli 2018) e La storia del Partito d’Azione (Utet 2021 ora ripubblicato).

Cambiano spazio e tempo, nella pandemia?

"Sì. Le coordinate cambiano radicalmente, ma il solo paragone storico possibile, quello con la Seconda guerra mondiale, il tempo e lo spazio dei bombardamenti e dell’occupazione nazista, è arduo. In ogni caso, allora, a cambiare fu il tempo, con il coprifuoco, che inverava il classico scorrere del tempo meteorologico, e che veniva controllato da agenti esterni, come ora. Se uscivi, durante il coprifuoco, rischiavi di essere ucciso. Oggi, con il lockdown, non puoi più uscire. Poi, cambia lo spazio. In guerra, per andare da Torino a Milano, a causa delle linee interrotte, ci potevi mettere anche 6-8 ore. Oggi non puoi passare da una zona rossa all’altra. Se non puoi gestire e controllare, spazio e tempo, vai in crisi. La sovranità individuale è dimezzata, attenuata, circoscritta dai divieti".

E la politica come reagisce?

"Male. In una situazione di grande angoscia, di pieno smarrimento, di totale confusione, la gente avrebbe bisogno di essere rassicurata, non solo di sapere che la classe politica è efficiente, se lo è. Churchill sapeva rassicurare, durante ’l’ora più buia’, anche col linguaggio. Pertini sapeva farlo. Conte, Draghi, anche Mattarella, non sanno farlo. Non trovano o non hanno le ‘parole giuste per dirlo’. Non che i populisti siano migliori, anzi: il loro linguaggio è in crisi. Servirebbe una sferzata di progettualità come quella che l’Italia conobbe alla fine del Secondo dopoguerra, nel triennio 1945-1948, poi alla base della Ricostruzione e, dopo, del miracolo economico, ma non la vedo. Né nella nostra classe politica né tra i cittadini".

Anche l’11 settembre fu un cambio epocale.

"Sì. Io, per anni, non volevo più prendere l’aereo a causa delle restrizioni e dei controlli in aeroporto che sono stati imposti ai passeggeri. Sarà simile il cambio dettato dalla pandemia? Non lo so, ma lo temo. Cambierà la percezione del futuro, già schiacciato, annegato, appiattito sul presente e senza più memoria del passato".

La storia può esserci ancora di aiuto?

"La Storia serve a riflettere sul passato per progettare il futuro. Ma non vi sono paragoni storici plausibili, pensando alle altre pandemie: la peste del Trecento è troppo lontana nel tempo. E neanche la Spagnola, arrivata alla fine della Prima Guerra Mondiale, è paragonabile a questa: la tragedia di una guerra tragica e cruenta era troppo recente. La memoria della guerra prevalse su quella della pandemia".