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"L’Italia era impreparata, in due mesi ha compiuto un salto in avanti di 5 o 6 anni nel mondo dello smart working: è in atto una rivoluzione e anche Milano sta cambiando pelle, si sta svuotando perdendo gran parte della domanda, molti residenti resteranno a lavorare nei luoghi di vacanza anche in autunno. E questo spaventa il sindaco Sala". La foto post pandemia è scattata da Lorenzo Asuni, cagliaritano di 31 anni, co-founder della start-up Virtuoso e consulente per aziende tecnologiche: uno che di smart working se ne intende, da anni lavora tra Europa e Stati Uniti vedendo collaboratori e dirigenti dal vivo soltanto due o tre volte all’anno. E, in effetti, nel nostro Paese – che ha registrato 4 milioni di lavoratori a distanza durante la crisi, di cui il 60% vorrebbe proseguire con queste modalità, su una platea potenziale di 8,2 milioni di occupati (il 35,7%) – stanno sbucando offerte per telelavoro, home o smart working che sia: da nord a sud, alberghi riconvertiti in uffici di co-working e stabilimenti balneari che creano spazi ad hoc per lavoratori sulla spiaggia. "Posso avere lo stipendio di Milano, vivendo nel relax e col costo della vita del Mezzogiorno", ecco cosa frulla nella testa di tanti. Siamo entrati nell’era della workation: il mix tra lavoro (work) e vacanza (vacation) è la hit di quest’estate. In tanti sono già partiti con creme solari, costume, block notes e computer per lavorare in modo agile al mare o in montagna. A Riccione il Comune ha potenziato il Wi-Fi gratuito sotto gli ombrelloni. A Courmayeur è stato creato il mountain working. Su Airbnb sono sorti appartamenti a due passi dalla spiaggia ‘smart working friendly’. E una delle più note catene di hotel si è inventata la ‘smart week’, con connessione veloce e pocket lunch delivery ...
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