Venerdì 3 Maggio 2024

Lo smart working invade le vacanze. Hotel, B&B e chalet diventano uffici

Boom di offerte: stabilimenti balneari e affitti brevi si convertono a postazioni da lavoro con collegamenti wifi

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"L’Italia era impreparata, in due mesi ha compiuto un salto in avanti di 5 o 6 anni nel mondo dello smart working: è in atto una rivoluzione e anche Milano sta cambiando pelle, si sta svuotando perdendo gran parte della domanda, molti residenti resteranno a lavorare nei luoghi di vacanza anche in autunno. E questo spaventa il sindaco Sala". La foto post pandemia è scattata da Lorenzo Asuni, cagliaritano di 31 anni, co-founder della start-up Virtuoso e consulente per aziende tecnologiche: uno che di smart working se ne intende, da anni lavora tra Europa e Stati Uniti vedendo collaboratori e dirigenti dal vivo soltanto due o tre volte all’anno.

E, in effetti, nel nostro Paese – che ha registrato 4 milioni di lavoratori a distanza durante la crisi, di cui il 60% vorrebbe proseguire con queste modalità, su una platea potenziale di 8,2 milioni di occupati (il 35,7%) – stanno sbucando offerte per telelavoro, home o smart working che sia: da nord a sud, alberghi riconvertiti in uffici di co-working e stabilimenti balneari che creano spazi ad hoc per lavoratori sulla spiaggia. "Posso avere lo stipendio di Milano, vivendo nel relax e col costo della vita del Mezzogiorno", ecco cosa frulla nella testa di tanti. Siamo entrati nell’era della workation: il mix tra lavoro (work) e vacanza (vacation) è la hit di quest’estate. In tanti sono già partiti con creme solari, costume, block notes e computer per lavorare in modo agile al mare o in montagna. A Riccione il Comune ha potenziato il Wi-Fi gratuito sotto gli ombrelloni. A Courmayeur è stato creato il mountain working. Su Airbnb sono sorti appartamenti a due passi dalla spiaggia ‘smart working friendly’. E una delle più note catene di hotel si è inventata la ‘smart week’, con connessione veloce e pocket lunch delivery per mangiare davanti al pc.

A Roma è arrivato Bnb Working Spaces, da un’idea di Roberta d’Onofrio, e vuole dare una mano "ai gestori di case normalmente in affitto su Airbnb a riempire un po’ i propri calendari". In che modo? Trasformando quegli spazi rimasti vuoti in ambienti perfetti per lo smart working. Per i proprietari la sfida è riadattare gli ambienti: "Ci interessano gli appartamenti di design che devono essere computer friendly, cioè avere un tavolo e una poltrona ergonomica vicini a una presa elettrica, essere dotati di connessione Wi-Fi ad alta velocità e di sistemi di check-in che consentano agli smart worker di entrare negli appartamenti in autonomia e sicurezza", spiega D’Onofrio. Il lavoro smart conquista anche gli alberghi grazie a DayBreakhotels.com, che rende disponibili anche di giorno stanze e servizi di hotel di lusso in 16 Paesi nel mondo. Viene ripensato il concetto di hotel, puntando a massimizzare l’uso di servizi e stanze, ora accessibili non solo per il pernottamento dei turisti ma anche di giorno e per i residenti delle città o per chi viaggia in giornata.

Oltre alle opportunità, ci sono i punti interrogativi. Dalla cybersicurezza (un dipendente italiano su due ammette di non avere comportamenti digitali virtuosi) al burnout per overdose di connessione. "Lo smart working va incoraggiato – conclude Asuni –, a patto che venga separato il tempo del lavoro da quello per sé e che di tanto in tanto si faccia un salto in ufficio. A distanza si azzerano gli spazi-cuscinetto, dalla pausa pranzo alle chiacchiere davanti alla macchinetta del caffè, che rigenerano il lavoratore".