Martedì 30 Aprile 2024

Che fine ha fatto il nostro italiano?

Il direttore de La Nazione Marcello Mancini risponde ai lettori

L'editorialista de La Nazione Marcello Mancini

L'editorialista de La Nazione Marcello Mancini

Firenze, 27 novembre 2014 - EGREGIO DIRETTORE perché negli articoli sui giornali vengono spesso inserite parole inglesi come Jobs act, anzichè scrivere il suo significato in italiano? Come mai i nostri governanti usano auto straniere e non quelle italiane? Poi si criticano Agnelli e Marchionne quando decidono di trasferire gli stbilimenti all’estero. F.Baratta, Firenze

IL JOBS ACT è veramente uno spreco di lingua inglese. Penso che il conio vada sicuramente attribuito a Renzi, che passa disinvoltamente da ruvidi verbi italiani (rottamare) a nobili espressioni anglosassoni come questa. Entrata nell’uso comune, purtroppo anche per (de)merito di giornali e tv, che avrebbero potuto tradurla in «riforma del lavoro», senza nulla togliere al suo significato nè, soprattutto, ai contenuti. Lo stesso governo che codifica l’espressione «jobs act», promuove anche gli Stati generali della lingua italiana, che si sono svolti proprio a Firenze un mese fa. Una contraddizione, dalla quale però cogliamo la buona volontà di non seppellire la nostra bella lingua, che avrebbe tutte le qualità per muoversi insieme all’inglese. Insieme, non in alternativa. Tornare a diffondere l’italiano nel mondo è un veicolo promozionale anche per il nostro Paese, per le imprese e per la cultura. Significa investire sui giovani stranieri e far conoscere il patrimonio che siamo in grado di offrire. Per intendersi: la rottamazione e il rinnovamento non passano da qui. Lo capirà il padre del jobs act.