Roma, 9 febbraio 2024 – Oltre quattrocento trattori. Un “esercito” appostato sulla collinetta della Nomentana, ma anche in altre aree periferiche della Capitale, in una protesta degli agricoltori sempre più compatta e dagli esiti che restano imprevedibili. Non mancano divergenze tra le varie anime del movimento, che più spontaneo non si può, ma certo le centinaia di mezzi pesanti e, a questo punto, le quasi mille persone al presidio della Nomentana danno la dimensione di una mobilitazione che non può essere ignorata.
Giornata a dir poco convulsa quelle di ieri, vissuta su più tavoli. Confermata all’inizio e per gran parte del giorno la manifestazione a piazza San Giovanni, una decina di trattori e 1.500 persone in corteo. In serata però cambia tutto: manifestazione annullata, con quattro trattori in marcia in maniera simbolica. Come mai? Si sarebbero stretti i contatti col governo, in particolare col ministero dell’Agricoltura, con la mediazione del prefetto di Roma.
L’obiettivo degli agricoltori che fanno capo al presidio di via Nomentana è proprio il faccia a faccia con la premier Giorgia Meloni e il ministro Francesco Lollobrigida, il quale però deve fare i conti con delegazioni prive di riferimenti sindacali e associativi. L’annuncio di rinunciare al sit-in di piazza San Giovanni arriva qualche ora dopo "l’ultimatum" dato al ministro dell’Agricoltura per fissare un faccia a faccia. "Se non risponderà entro sabato (domani, ndr) alle 12, i nostri trattori andranno liberi per la città", ha detto Andrea Papa, uno dei leader del movimento. Non si è fatta attendere la risposta del diretto interessato. Le delegazioni degli agricoltori "le ho già incontrate" e "stiamo incontrando associazioni", dice il ministro da Berlino. "Io non ho il problema di incontrare, quando penso che siano brave persone", ho incontrato "tante delegazioni, o singoli o gruppi" specifica, ricordando che esiste un "arcipelago di situazioni", ma che "ci sono alcuni che evidentemente vengono usati come testimonial di posizioni che hanno poco a che fare con la rappresentanza".
Qualche leader della protesta dalla collina del Nomentano lo dice, seppure a denti stretti: "Vedete quanti trattori? Non vogliamo creare disagi a nessuno, ma se uno o più accendono i motori e finiscono sul Raccordo anulare non dipende da noi". E per bloccare il Raccordo e Roma basterebbe solo un pugno degli oltre 400 mezzi pesanti confluiti nella periferia della Capitale. E intanto è stato raggiunto un accordo in extremis per far circolare oggi alcuni trattori proprio sul Raccordo. Ieri pomeriggio a decine hanno raggiunto il presidio, in un tripudio di applausi, trombe, clacson e fari accesi. La cena è stata festosa con la consueta grigliata di massa tra affettati, vino e frutta. Come a dire: ecco il nostro lavoro, fatecelo fare con dignità.
Ora, al ventesimo giorno di mobilitazione spontanea, gli agricoltori hanno capito che non possono essere più ignorati. Diversi i tavoli di confronto aperti: tra comitati di agricoltori, con il governo, tra presidi. Vivace la discussione ieri al campo della Nomentana quando è arrivato un gruppo di allevatori calabresi a suo dire diretto a Sanremo.
Ecco: nonostante l’iniziativa sia targata Riscatto agricolo, molto rappresentato sulla Nomentana, i leader del presidio hanno detto espressamente di non gradire la visita all’Ariston. "Non ci servono vetrine – è stato sottolineato –, ma risposte". E a Pescara è stato sottoscritto un documento tra i comitati degli agricoltori di undici regioni da portare al confronto con il governo. Non sarà rappresentativa dell’intera categoria, ma è una solida base di partenza.
Sui 500 ettari a ridosso della Nomentana cala la quarta notte, ma le luci dei trattori sono molte di più di quelle di lunedì scorso.