Lunedì 29 Aprile 2024

L’arte è di tutti Ma se ci fai affari è commercio

Giuseppe

Catozzella

arte è di tutti, certo. Così è, o almeno dovrebbe. Ma l’artista (o chi detiene i diritti delle sue opere), se lo ritiene (e se le sue opere hanno un pubblico), può riceverne una ricompensa, così che possa dedicarsi a produrne altra. Se poi l’artista è Botticelli, si tratta di patrimonio dell’umanità. Così come Leonardo, Michelangelo, Raffaello, Caravaggio, Tiziano, tutti artisti esposti agli Uffizi di Firenze, che detiene i diritti di riproduzione delle loro opere. Ora, che l’arte nell’epoca contemporanea abbia perso l’aura dell’antichità (ovvero l’autenticità di un’esperienza che legava produzione e fruizione a un qui e ora irripetibili e per questo sacrali) lo ha spiegato Walter Benjamin all’affacciarsi dei totalitarismi e dell’epoca dei consumi nell’Arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica.

Ma se la comparsa della massa (di consumatori) ha giustificato la nascita del cinema (non più opera singola ma migliaia di copie della stessa pellicola proiettate in migliaia di luoghi diversi), altra cosa fa lo stilista Gaultier che utilizza per fini puramente commerciali – e non artistici – riproduzioni dalla Venere di Botticelli, i cui diritti appartengono appunto agli Uffizi. Produrre e vendere per migliaia di euro l’uno magliette, gonne, vestiti e pantaloni sfruttando la potenza di un’immagine iconica è commercio. Spiega il museo che Gaultier "ha utilizzato l’immagine senza chiederne il permesso, concordarne le modalità dell’uso e pagare il canone così come è invece espressamente previsto dalla legge". I musei francesi sono zeppi di opere italiane che non vogliono restituire, e grazie anche alle quali staccano milioni di biglietti l’anno. L’azione legale degli Uffizi contro lo stilista può essere un modo per tutelare la nostra unicità e per controllare l’utilizzo di alcuni dei simboli più alti del nostro paese.