Mercoledì 2 Ottobre 2024
FILIPPO BONI
Cronaca

La lettera di Turetta ai genitori: "Rinnegatemi, merito odio e ira. Ho peggiorato questo mondo"

Il 22enne in cella per il delitto di Giulia Cecchettin scrisse dal carcere di Halle, 48 ore dopo il fermo "Non sono cattivo, lo giuro, ma non mi aspetto il perdono. Voi senza colpe, mi avete educato bene".

La lettera di Turetta ai genitori: "Rinnegatemi, merito odio e ira. Ho peggiorato questo mondo"

Il 22enne in cella per il delitto di Giulia Cecchettin scrisse dal carcere di Halle, 48 ore dopo il fermo "Non sono cattivo, lo giuro, ma non mi aspetto il perdono. Voi senza colpe, mi avete educato bene".

Scrisse a caldo, a penna nera, poco dopo essere stato arrestato dalla polizia tedesca, acciuffato in fuga a bordo della sua Punto nera, ferma sulla corsia d’emergenza dell’autostrada che da Berlino corre verso Monaco, mille chilometri e otto giorni dopo aver commesso l’atroce femminicidio di Giulia Cecchettin lo scorso 19 novembre 2023. Un efferato delitto consumato con 75 coltellate inferte sul corpo della vittima.

Il colpevole, l’ex fidanzato della ragazza, Filippo Turetta, fermato ad Halle mentre fuggiva, in attesa di estradizione in Italia, in galera chiese carta e biro e indirizzò ai suoi genitori una lunga lettera, terrorizzato anche per l’eco mediatica che stava assumendo in Italia la terribile vicenda di cui si era reso responsabile.

"Rinnegatemi. Non esiste perdono o qualcosa del genere e io non lo voglio, non lo merito", scrisse, sostenendo con mamma e papà di "essere consapevole di aver rovinato la vita di tante persone, tra cui proprio loro che lo avevano sempre educato al meglio". Invece, proseguiva, "meglio un figlio morto che uno come me", che "codardo, non ha neppure il coraggio di uccidersi". E poi ancora: "Ho peggiorato il mondo in qualche modo. Mi merito tutto questo dopo quello che ho fatto", "Giulia era la persona più importante della mia vita".

"Non so perché l’ho fatto. Io non sono cattivo, lo giuro. Vorrei che tutto tornasse indietro e non fosse successo niente". La missiva ora è stata acquisita dalla Corte d’Assise di Venezia dove il 23 settembre è iniziato il processo a carico di Turetta, ed è stata pubblicata in anteprima l’altro ieri dal Corriere della Sera. Starà ai giudici studiarla e giudicarla durante il processo determinando se potrà essere utile nella valutazione dell’idonea pena per l’imputato reo confesso.

Resta il dubbio, di fronte a questa lettera, se l’uomo, spintosi fino al fondo dell’abisso della malvagità, massacrando una povera ragazza inerme e innocente, abbia voluto tentare anche di rimettersi in contatto con i genitori dopo il delitto, immaginandoli all’inferno della disperazione, tentando forse di alleviare la loro sofferenza e abbia inteso anche dimostrare di non avere perduto l’ultimo atomo di umanità, pentendosi per la barbarie commessa.

Ma può esistere ancora davvero umanità nei meandri dell’animo di un uomo che si macchia di un delitto come questo? E quell’umanità, se accertata, potrebbe alleggerire la condanna dell’imputato? Una domanda che si pongono in molti, visto la morbosa attenzione che l’opinione pubblica spesso manifesta verso la psiche degli assassini. Sarà un interrogativo che ora però dovranno porsi soprattutto i giudici, consapevoli che in uno stato come il nostro che dal 1948 ripudia la pena di morte, ogni essere umano vale sempre più della sua peggior azione.