Lunedì 6 Maggio 2024

La legge è più uguale per i furbetti

Gabriele

Canè

Se ci sono camorristi con il reddito di cittadinanza. Se qualche pensionato con paralisi agli arti inferiori, corre la maratona. Se si scoprono non vedenti che girano in spider. Insomma, se fatta la legge c’è sempre qualcuno che trova l’inganno, vogliamo meravigliarci se 5 deputati con Iva annessa hanno preso i 600, poi 1000 euro a sostegno degli autonomi? Cinque facce di bronzo, poco importa di che partito, su un migliaio di eletti dal popolo, in fondo non è una cattiva media. Soprattutto se la legge è talmente malfatta da autorizzare l’inganno. Intanto partiamo da questo manipolo di arraffoni, non pago della ricca busta che il Parlamento gli versa. Intendiamoci, non si tratta di soldi rubati come il qualunquismo dilagante vorrebbe far credere per ogni emolumento percepito dai politici. Che nella stragrande maggioranza sono persone oneste che si guadagnano la pagnotta facendo un lavoro difficile. Certo, se invece di 13 mila, ne prendessero qualcuno in meno, non sarebbero alla fame. Ma non risulta che circolino progetti di legge per la riduzione delle indennità dei parlamentari in carica, con la stessa urgenza con cui sono state ridotte quelle degli ex, e con la medesima indignazione con cui il Palazzo unanime ha criticato ieri i 5 del magna-magna, con una lieve maggioranza della destra destra sulla sinistra.

Del resto, nessuno dei rispettivi partiti li difende, e speriamo che dalla privacy passino direttamente all’oblio, cioè spariscano. Detto questo, un provvedimento assistenziale che non prevede alcun tetto alla concessione del beneficio; che elargisce indistintamente a un negoziante con la serranda abbassata, e a un professionista che non ha mai smesso di lavorare, e con un paio di attici ereditati dai genitori, è ingiusto e sbagliato. Ed è come lasciare la libertà di pescare nella cassa di una banca. In cento non lo fanno. Poi ne arrivano cinque, e allungano la mano.