Lunedì 29 Aprile 2024

La Francia supera il picco, l’Italia spera Obiettivo: abbassare la curva in 7 giorni

Il rapporto tra tamponi e contagiati tocca il 17,9%, ma frenano i ricoveri nelle terapie intensive. Le restrizioni non saranno allentate

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di Antonella Coppari

Ma si scorge la luce in fondo al tunnel come in Gran Bretagna?Per dirla in altre parole è iniziato il processo di appiattimento delle curve? In Francia hanno raggiunto il picco, e da noi si intravede? Da giorni tecnici e politici spargono un cauto ottimismo, ultimo il ministro della salute Speranza che ammette: "Siamo vicini ma saranno decisivi i prossimi 7-10 giorni". La situazione sembra più ambigua come ambigui sono i dati di ieri, al di là delle cifre che registrano 27.354 nuovi casi e 504 morti. Il principale indicatore che viene usato sia dal Cts che dal governo è il cosiddetto indice Rt: dovrebbe registrare la velocità del contagio e si comincia a tirare il sospiro di sollievo quando ogni positivo infetta meno di una persona, ora il rapporto è superiore, tra 1,4 e l’1,7 ma in discesa, ed è questo che giustifica l’ottimismo. Solo che, secondo autorevoli voci, quell’indice a fronte di un tracciamento sfuggito di mano ha poco senso.

Restano gli altri dati: quello citato spesso dal governo è il rapporto tra il numero di tamponi effettuato nel corso di una giornata e numero di positivi rintracciato: sembrava in picchiata, ma negli ultimi quattro giorni ha ripreso a crescere toccando ieri il 17,92%. Vero è che, contemporaneamente, un altro indicatore fondamentale, quello sulle terapie intensive, registrava una caduta netta (70). Più complicato rintracciare quella che, a detta del ministro della Salute, è l’indicatore più importante e cioè il rapporto tra quanti entrano in ospedale per Covid e quanti, nella stessa giornata, vengono dimessi. Il dato è introvabile, bisogna ricavarlo lavorando di fino su tabelle e dati regionali. Eppure proprio a quel rapporto più di ogni altro guarda Speranza quando ammette fiducioso di considerare possibile il raggiungimento del picco, cioè del momento di massimo contagio, entro dieci giorni. Facile comprendere il motivo di tanta attenzione: da quel rapporto dipende la situazione più allarmante, che non è la pressione sui reparti di terapia intensiva ma l’affollamento dei reparti ordinari che non solo rende difficile curare i malati di Covid, ma costringe a mandare a casa i malati altre patologie.

Nonostante il dato negativo di ieri sul rapporto tra positivi e numero dei tamponi alla Salute conservano l’ottimismo: segnalano che può capitare che, in prossimità del picco, i contagi si impennino. Non bisogna pensare a una sorta di triangolo per cui, arrivati al vertice, si procede con una precipitosa discesa. In questo caso il picco corrisponde a un plateau, a una base più o meno lunga in cui, se non ci sono peggioramenti, non si vedono a breve neanche miglioramenti. Al termine dovrebbe iniziare la discesa: fenomeno che viene registrato in Francia. "Abbiamo superato il picco – afferma il titolare della Salute, Véran – da dieci giorni il virus circola di meno". Anche la Gran Bretagna evoca l’uscita dal tunnel, mentre cauta è la Germania: "Abbiamo spezzato la dinamica dei contagi, ma non c’è la svolta", avverte Angela Merkel.

Insomma: non si tratta di un percorso lampo. Per questo, il governo esclude allentamenti a breve delle misure. A chiederli sono alcune regioni in fascia arancione o rossa: guida il pressing il governatore del Friuli Venezia-Giulia, Fedriga, che ottiene si riunisca oggi la conferenza delle regioni per "parlare dei criteri che determinano il passaggio di fascia". Criteri che, rilanciano nell’esecutivo, sono stati fissati dalla cabina di regia assieme alle regioni. I possibili cambi di colore vanno casomai verso una tinta più scura. Dopo l’Abruzzo, dove da domani il governatore Marsilio ha decretato zona rossa l’Abruzzo scuole però aperte fino alle seconda media), i medici della Puglia si auspicano succeda anche qui.