Venerdì 10 Maggio 2024
VIVIANA PONCHIA
Cronaca

La femminista Armeni "Ci voleva la destra per abbattere i tabù Una lezione per Letta"

L’ex portavoce di Bertinotti: Meloni non ha paura di essere dura "Il segretario Pd predica bene ma lì le donne sono solo fedeli al partito. Invece la neo premier ha saputo costruirsi in autonomia la propria forza"

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di Viviana Ponchia

Crolla il tetto di cristallo, come aveva sperato lei la scorsa estate e preconizzato il Times due anni fa inserendo Giorgia Meloni fra le stelle nascenti della politica mondiale. Ritanna Armeni, giornalista femminista e di sinistra, riconosce che il momento è storico: "Ora si tratta di vedere a chi cadono in testa le schegge".

Il neo premier dice di avere le idee chiare. Non le ricorda Madonna? "Sono tosta, ambiziosa e so esattamente cosa voglio. E se questo mi rende una stronza, mi va bene".

"L’ha già dimostrato nella sua ascesa: non ha paura di essere stronza. Ed è davvero una grande conquista femminile dopo secoli passati a elemosinare approvazione. Mi piace l’atteggiamento da dura, il non essere subordinata alle regole dei due soci costretti a sorridere nell’angolo".

Naomi Wolf, consulente politico di Al Gore e Bill Clinton, sosteneva "il diritto di indossare stivali da cowboy per la nostra rivoluzione". Che tipo di rivoluzione dobbiamo aspettarci?

"Nessuna rivoluzione, Meloni premier proseguirà sulla strada tracciata da Draghi nelle politiche estere ed economiche. Il presidenzialismo per ora è stato messo da parte ma anche se viene fuori non è una tragedia, non mi sembra che la Francia sia meno democratica dell’Italia. La grande incognita è la bolla in cui galleggiano sessualità, diritti delle donne, famiglia. Finora è stata prudente ma è circondata da persone che qualche dubbio me lo fanno venire".

Letta è andato al Quirinale circondato da donne ma ha parlato solo lui. Meloni esattamente il contrario. È questo il cielo?

"A sinistra non ne azzeccano una, non capiscono nemmeno che la politica è anche questione di immagine. Una signora bassina sola al comando è riuscita, per ora, a zittire un imprenditore megalomane e un bullo di provincia. Letta dice: “voglio essere femminista“, come quello che cerca a tutti i costi di essere spontaneo. Ma le donne da portare al Colle le ha scelte lui e potrebbero arrivare a 35, però sarebbe sempre il gregge dietro al pastore. Sono turbata dal fatto che non riescano proprio a immaginare di mollare il timone".

Sarà il mito dell’eroe, duro a morire.

"Figura che continua a sopravvivere nonostante le plateali prove d’inconsistenza. Mario Draghi eroe. Ma no. Banchiere europeo che ha fatto il suo mestiere. Il guaio è che le più grandi supporter del mito sono spesso proprio le donne, come conferma il consenso femminile attorno a Hitler e Mussolini. Le donne di sinistra si sono incartate sull’idea della fedeltà al partito e al condottiero coi piedi d’argilla. Non sono, siamo, ancora pronte? Bene, ma almeno riconosciamo chi lo è".

Si è domandata perché la Meloni è pronta?

"Perché lei e tutte le donne di centrodestra ai vertici europei hanno fatto a meno di una complicità che gli uomini non avevano offerto. Quelli del Pd al contrario offrono una falsa apertura e le signore ci cascano. Sono bambini travestiti da adulti. Senza nessuna innocenza. La Meloni invece si è costruita la sua forza e da Mattarella ci è andata da sola. Dobbiamo avere l’umiltà di imparare. Certo il rischio è che si riproponga un modello patriarcale di segno inverso. Che l’uomo forte sia lei. Per adesso apprezziamo, esaminiamo. Combatteremo quando sarà il momento, se riusciamo a svegliarci".