Mercoledì 24 Aprile 2024

Kermesse da record Sanremo e polemiche, FdI attacca i vertici Rai: "Sapevano di Fedez"

Il viceministro della Cultura, Mazzi: "Cambieremo i vertici, serve una nuova narrazione". Stefano Coletta, dirigente di viale Mazzini: "Impossibile controllare le dirette"

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di Elena G. Polidori

"Cambiare i vertici Rai? Giusto, occorre una nuova narrazione del Paese dopo la nostra vittoria elettorale". Parola di Gianmarco Mazzi, viceministro della cultura, FdI, uomo messo da Giorgia Meloni alla testa del plotone politico che ieri, a poche ore dalla conclusione del Festival di Sanremo, ha dichiarato non solo "guerra" alla kermesse da record, ma anche – e soprattutto – al settimo piano di viale Mazzini. I motivi? Molteplici. Partiti con la polemica sulla possibile presenza a Sanremo del presidente ucraino Zelensky, proseguiti con la "prima" del Capo dello Stato nella città dei fiori e la performance di Roberto Benigni sulla Costituzione (considerato dai più un messaggio contro presidenzialismo e autonomia differenziata, ndr) e finito con lo show di Fedez che mercoledì, in diretta dal palco esterno sul mare, ha strappato la foto del viceministro Galeazzo Bignami in uniforme nazista: un’esibizione, secondo voci di corridoio dell’Ariston, che sarebbe stata provata nei dettagli prima della messa in onda ma di cui, invece, la Rai ha escluso di conoscere i contenuti.

Un insieme di episodi che, a detta degli uomini di FdI, hanno costruito una narrazione contraria all’idea culturale del Paese del partito di maggioranza relativa e che, con la performance di Fedez (e con il bacio tra lui e Rosa Chemical di ieri sera tra il pubblico dell’Ariston), hanno infine messo in atto un "killeraggio politico", accusa a cui il Pd ha replicato con una sola parola: "Minculpop". Il direttore dell’Intrattenimento di prime time Rai, Stefano Coletta, ha ribadito: "Non abbiamo mai ricevuto il testo del freestyle di Fedez" e poi "non si possono controllare gli artisti in diretta". E Amadeus: "Oggi, con il 66% di share, non parlo di politica". L’affondo degli uomini di Giorgia Meloni ieri ha messo in fila diversi parlamentari di spicco. "Il palco dell’Ariston si è trasformato, con il consenso della Rai, in una tribuna elettorale", ha detto il capogruppo alla Camera, Tommaso Foti. Se è vero che la Rai era a conoscenza dei contenuti dell’esibizione di Fedez, ha aggiunto il capogruppo al Senato, Lucio Malan, "ci sarebbero gli estremi perché i vertici lasciassero subito". Boccia l’esibizione del rapper anche Mazzi che più in generale ha evocato lo spoils system in Rai: "Esprimeremo dei nuovi dirigenti". Ironizza la ministra del Turismo, Daniela Santanchè: "Il festival è un po’ comunista? Sì, ma chi se ne frega, più ci attaccano e più cresciamo".

Un fuoco di fila che, ironia a parte, ha costretto i vertici Rai, dalla sala stampa dell’Ariston, a difendersi nel giorno in cui i dati Auditel hanno regalato un vero e proprio trionfo ad Amadeus e compagni, un boom fatto di una media 11 milioni 121 mila telespettatori con il 66.5%, lo share più alto dal 1987, quando è nata l’Auditel, come a dire "un altro secolo, un’altra epoca", ha infatti commentato l’ad Carlo Fuortes, uomo che più di altri adesso è nel mirino del governo quasi quanto Coletta. Coletta che ieri, dopo essere stato chiamato a rispondere anche dell’appello di Fedez a legalizzare le droghe leggere partito durante il duetto con gli Articolo 31, è sbottato: "Se un dirigente deve rispondere di tutto ciò che accade in diretta, dovremmo dimetterci tutti". "Sostengo e difendo l’arte su questo palco a spada tratta – ha invece replicato Amadeus –. Se c’è qualcuno che non apprezza quest’arte, non lo commento neanche". Ma FdI, ormai, ritiene di avere un conto aperto con Viale Mazzini e questo, per il Pd, è inaccettabile. "Tira aria di Minculpop", dice Simona Malpezzi, mentre Debora Serracchiani va giù dura. "Per il governo Meloni oggi l’emergenza del Paese è mettere il bavaglio agli artisti di Sanremo". "Arriva la destra al potere e torna la tentazione di censura", sostiene Nicola Zingaretti, mentre il leader di Azione, Carlo Calenda, chiude con sarcarsmo: "Tg1 e Tg2 sembrano gli uffici stampa della Meloni. E vi lamentate pure?".