Lunedì 6 Maggio 2024

Il selfie estremo non è la via per l’immortalità

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Viviana

Ponchia

Sono intelligenti almeno quanto influenti, ma la tentazione è troppo forte anche per loro. Fedez e Chiara Ferragni chiudono la vacanza a Ibiza su una roccia a picco nel vuoto, mentre dietro dardeggia il tramonto. Catastrofico tempismo, il selfie agita i social: "Non dovrebbero dare il buon esempio?". Pochi giorni fa un ragazzo è morto sull’Altipiano di Asiago per recuperare il cellulare della fidanzata, che poi ha pubblicato "la nostra maledetta ultima foto".

L’alibi del colpo di calore non regge. È che viene bene così e pazienza se qualcuno si mette in testa strane idee: mi si nota di più se gonfio i muscoli davanti allo specchio del bagno o se infilo la mano nella gabbia del leone? Non c’è dubbio, sai quanti staranno cercando la celebrità allo zoosafari. Ma fa parte del gioco al rilancio: se prima bastava uno scatto per confermarsi vivi, auto immortalarsi a rischio della vita potrebbe diventare una scorciatoia per l’immortalità. Troppo divertente, troppo facile.

Quel memorabile modernariato dal profumo proibito che era l’autoscatto richiedeva un po’ più di impegno: e trova un appoggio, metti a fuoco, programma il timer, corri, prendi atto che il timer non è partito, ricomincia. Non c’era tempo di precipitare nel burrone. Oggi basta un clic e bisogna distinguersi a costo di ingaggiare un alligatore con la bocca spalancata. Secondo una ricerca di Google il millennial medio scatterà nell’arco della propria esistenza qualcosa come 25.700 selfie: il pericolo di essere ripetitivi è reale, un like ormai lo strappi solo in mezzo ai binari mentre dietro arriva il Frecciarossa, non inquadrando le gambe rosolate sul lettino. Il selfie è presente nei dizionari italiani dal 2014. Nell’Oxford Dictionary dall’anno prima.

Ma l’umanità ci convive da tantissimo tempo, senza che le sue leggi proibiscano di praticarlo in cima ai faraglioni, sotto ai ponti crollati o davanti alla bara del nonno. In tempi meno smart ci si arrangiava con la polaroid o le compatte. Lo hanno fatto Geena Davis e Susan Sarandon in Thelma e Louise (1991), Madonna in Cercasi Susan disperatamente (1984), George Harrison in India negli anni Sessanta. E il primo in assoluto? Fu celebrato nel dicembre 1920 sul tetto del Marceau Studio e New York: cinque fotografi baffuti affrontarono una macchina antidiluviana talmente pesante da dovere essere retta in due. Oggi abbiamo tutti una pistola leggera (la nostra) puntata in faccia, ma niente porto d’armi e a volte nemmeno sale in zucca.