Roma, 26 giugno 2022 - "Se un secolo fa Nora sbatteva la porta di Casa di bambola nel dramma di Ibsen, liberandosi di una certa idea di donna, oggi non abbiamo più porte da sbattere. Il mito della bellezza – scrive la filosofa Maura Gancitano nel suo nuovo saggio Specchio delle mie brame – è molto più pervasivo e capzioso, e la bellezza rischia di svuotare le donne psicologicamente e distruggerle fisicamente". La prigione della bellezza è un certo modo di vestire, di mangiare, o anche di apparire nelle videocall o di mettersi in posa nei selfie: non si tratta di una questione puramente estetica – spiega la Gancitano – ma del prodotto di un esercizio di potere, di una tecnologia politica regolata dalle leggi del consumo, e dall’atavico ruolo subalterno che la donna deve continuare ad avere all’interno della società. Ma c’è un ma. Per tante giovani vittime – anche a causa dell’abuso delle videoimmagini – di disturbo da dismorfismo corporeo, del rifiuto della propria fisicità dovuto alla percezione di difetti inesistenti, ecco che spuntano le Nora 2022. Ragazze della Generazione Z che si sa, cento ne pensano in quanto a priorità sociali (difesa del pianeta, cura dell’inclusione, diritto all’autodeterminazione, rispetto della diversità, dal linguaggio ai contenuti), e mille ne fanno. Come ad esempio la nuova moda – intercettata dal New York Times – di farsi selfie "brutti". Detta così è detta un tanto al chilo, però il dato di cronaca è che Instagram ha preso a popolarsi di autoscatti di fanciulle (e fanciulli) il cui canone non è più lo stereotipo della "bellezza-perfetta-da-social" (posa studiata nel riflesso dello schermo, viso di tre quarti, occhioni spalancati, labbra a cuore, corpo scolpito, abiti e sfondi impeccabili) ma l’apparire come si è, disordinati, in presa diretta, un po’ a casaccio. E ...
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