Domenica 13 Ottobre 2024
ALESSANDRO D’AMATO
Cronaca

Il delitto di Giulia: "Non è un processo sui femminicidi". E Turetta non va in aula

Prima udienza a Venezia, il pm: non facciamo sociologia, giudichiamo l’imputato. Esclusi come parti civili gli enti locali e le associazioni di tutela delle donne.

Il delitto di Giulia: "Non è un processo sui femminicidi". E Turetta non va in aula

Prima udienza a Venezia, il pm: non facciamo sociologia, giudichiamo l’imputato. Esclusi come parti civili gli enti locali e le associazioni di tutela delle donne.

Un’istruttoria lampo, con la sentenza in programma per il 3 dicembre. E il rimborso stimato in un milione di euro dai legali dei Cecchettin. Mentre Filippo Turetta potrebbe anche non presentarsi in aula, anche se il suo interrogatorio è previsto a ottobre. E il procuratore di Venezia, Bruno Cherchi, ricorda che "il processo è sulle responsabilità personali. Non al femminicidio, ma solo a Filippo Turetta". Comincia così il processo per l’omicidio di Giulia Cecchettin che vede l’ex fidanzato reo confesso sul banco degli imputati e che si concluderà in sole quattro udienze tra l’ascolto di Turetta, la requisitoria, l’intervento delle parti civili e l’arringa. Il papà di Giulia, Gino Cecchettin, arriva in Corte d’Assise, ma all’inizio non vuole parlare con i giornalisti: "È prematuro".

LA PRIMA UDIENZA

L’imputato è assente, così come i suoi genitori. A presiedere la Corte il giudice Stefano Manduzio, il pm è Andrea Petroni. Il collegio giudicante è formato da sei uomini e quattro donne, tra cui la giudice a latere. Gli avvocati dell’imputato (che rimane nel carcere di Montorio) Giovanni Caruso e Monica Cornaviera hanno rinunciato all’udienza preliminare e hanno anticipato che non chiederanno la perizia psichiatrica: sostengono la necessità di un processo normale lontano da qualsiasi show. Tanto che proprio Caruso risponde "è possibile" ai giornalisti che gli chiedono se non si presenterà mai in aula.

"FILIPPO VERRÀ"

Durante una pausa dell’udienza spiega di aver suggerito lui a Turetta di non presentarsi: "Non è una mancanza di riguardo nei confronti della Corte o dei congiunti". Poi precisa: "Mi attiverò affinché Turetta venga in aula per rispondere ai giudici. Certo, non oggi, ma quando sarà il momento". Perché "Filippo pensa a quello che è successo, avrà modo di maturare fino in fondo l’accaduto". Quando succederà, "sarà pronto a rispondere a tutte le domande anche per onorare la memoria di Giulia".

IL PROCURATORE CHERCHI

Era stato il procuratore Cherchi a dire in mattinata che sarebbe stato grave se Turetta non avesse partecipato all’udienza a causa della pressione dei media: "Il processo serve ad accertare responsabilità personale e non è un processo contro il femminicidio, ma a un singolo soggetto che si chiama Turetta e deve rispondere di un fatto che gli è contestato. Non è uno studio sociologico, ma l’accertamento di una singola posizione". Mentre Nicodemo Gentile, che rappresenta la sorella Giulia Elena Cecchettin, dice che "un milione di euro è quanto abbiamo stimato possa essere un rimborso che Filippo Turetta dovrà alla famiglia. La stima si basa sulle tabelle del ministero della Giustizia".

L’ESCLUSIONE

DELLE PARTI CIVILI

Alla fine della discussione le parti, compresa la difesa, decidono di acquisire il fascicolo degli elementi di prova prodotto dal pm, senza l’interrogatorio in tribunale, e che si avvarranno della sola testimonianza dell’imputato. Il collegio giudicante esclude dalle parti civili i due Comuni di Fossò e Vigonovo e le associazioni a tutela delle donne. Alla fine rimangono il padre Gino, i fratelli Elena e Davide, la nonna e lo zio. I giudici dovranno quindi valutare soltanto la premeditazione. Poi saranno pronti a decidere.