Lunedì 29 Aprile 2024

I pericoli per le società libere. Le elezioni nel mirino degli hacker

Le frontiere della guerra ibrida

Un nuovo modo di attaccare le società libere, sfruttando la possibilità di esprimere il proprio pensiero non per arricchire il confronto, ma per diffondere notizie false e inquinare il dibattito su temi chiave come la politica, i grandi eventi internazionali, i fatti di cronaca e i temi del futuro, dai vaccini al clima, dalle migrazioni all’energia. La disinformazione è ormai un fenomeno radicato in tutte le società occidentali, con l’Italia che vanta il triste primato di essere molto più permeabile rispetto ad altri Paesi.

A fare da cassa di risonanza alle fake news, ci sono i social network, dove spesso vengono condivise da utenti reali immagini o dichiarazioni diffuse da troll o da entità che hanno tutto l’interesse a fare circolare una visione distorta dei fatti, per creare polemica, ma soprattutto, confusione. Può essere proprio questa la parola chiave che spiega al meglio quale sia l’obiettivo di questo fenomeno, destinato a diventare un problema con cui confrontarci quotidianamente. Intorbidire le acque a tal punto da non fare più capire all’opinione pubblica da che parte stia la ragione, nella migliore delle ipotesi. Nella peggiore, invece, attivare meccanismi di persuasione occulta tali da indurre le persone, meglio ancora gli elettori, a fare la scelta sbagliata o almeno quella più funzionale a chi ha diffuso questo tipo di contenuti.

L’emergenza è tanto più sentita ora che si avvicina il voto europeo. La Russia ha tutto l’interesse a che i movimenti sovranisti prevalgano nella contesa elettorale, dando un nuovo volto al Parlamento Europeo dei prossimi cinque anni. L’ex presidente, Dmitri Medvedev, ha già fatto dichiarazioni incendiarie prevedendo un esito del voto vicino alle aspirazioni di Mosca. Dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi campagne di demonizzazione dell’Europa portate avanti da canali Telegram, profili sui vari social e media vicini al Cremlino, che riceveranno un’ulteriore amplificazione grazie alle legioni di troll e chi nella rete crederà a quelle falsità e aiuterà a diffonderle.

Lo abbiamo già visto nel 2016, anno che è stato un vero e proprio spartiacque. Per la prima volta la disinformazione ha avuto un ruolo importante nell’aiutare il raggiungimento di determinati obiettivi, come il referendum sulla Brexit e le elezioni che hanno visto trionfare Donald Trump. La differenza è che rispetto ad allora siamo molto più consapevoli del problema e questo deve essere il primo passo per combattere quello che è un vero e proprio nemico della democrazia. La censura non serve e non è nei nostri valori. Quel che ci vuole è educazione digitale e buona informazione.