Venerdì 26 Aprile 2024

I grillini tornano ai vecchi amori: no alla Tav

Dopo le critiche del sindaco ecologista di Lione, il M5S rialza la testa. Il Pd fa muro: l’opera non si discute, perso già troppo tempo

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Tav, basta la parola. In una politica che ricicla slogan e battaglie con cadenza inesorabile, il tunnel ad alta velocità Torino-Lione trasporta Italia e Francia in un nuovo vortice di polemiche. Ad appena un anno dall’approvazione del Parlamento che sancì la rottura tra Lega (a favore) e M5S (contro) e ispirò l’azzardo agostano di Matteo Salvini – spianando poi la strada all’accordo M5S-Pd per il Conte 2 con la Lega sbattuta fuori dal governo – la linea ferroviaria della discordia riconquista il centro della scena. Basta un’intervista a La Stampa del neo sindaco di Lione, Gregory Doucet, per scatenare il pandemonio. "È un’opera sbagliata, bisogna fermarla".

A pochi giorni dalla prima fase dell’allargamento del cantiere di Chiomonte, il primo cittadino francese di specchiata fama ecologista aziona il freno d’emergenza: "Esiste già un’infrastruttura ferroviaria, che è sufficiente, ed è su quella che dovremmo investire". Parole che ringalluzziscono i 5 Stelle, a partire dai componenti della commissione Trasporti della Camera, che subito rimontano in sella alla mai dimenticata battaglia identitaria in difesa della Val di Susa. La Torino-Lione è una "grande opera certificata come obsoleta e inutile anche dalla recente analisi della Corte dei Conti europea", rimarcano in una nota che spalanca grandiosi gemellaggi frontalieri: "Gli abitanti della Val di Susa chiedono da anni di essere ascoltati – ricorda M5S –. A loro oggi si uniscono quelli di Lione". L’addizione popolare produce un esito matematico: "È arrivato il momento di fermare questa opera". I parlamentari pentastellati spiegano di agire in autotutela dell’Italia unita: "Non siamo contrari all’alta velocità e a dare maggiori infrastrutture al Paese – sottolineano con ritrovato orgoglio –, ma saremo sempre fermamente contrari a quelle inutili e dannose". Per il resto basta cambiare binario: "Concentriamo l’attenzione e i soldi sulle opere davvero urgenti e indispensabili", quelle "in grado di migliorare la vita dei cittadini".

La ministra dei Trasporti Paola De Micheli, dem di provata fede infrastrutturale, reagisce con prontezza: "Io credo che l’alta velocità Torino-Lione serva: è in ballo il corridoio europeo, l’Italia deva stare dentro questo sistema. E i territori sempre fermamente contrari? "Il cantiere sta andando avanti e noi, a breve, consentiremo a tutti i sindaci, anche a quelli che hanno votato contro la Tav, di accedere ai finanziamenti di compensazione ambientale", è l’unico zuccherino che la ministra può offrire.

Il Pd invita i 5 Stelle a non cavalcare un dossier già sigillato: "La Tav non è in discussione e verrà conclusa: sono stati purtroppo già persi troppi mesi", protesta il dem Stefano Gariglio: "Ai colleghi M5S chiedo responsabilità. Per essere davvero una forza di governo seria e credibile è necessario rispettare gli accordi presi a livello internazionale e non mettere sempre tutto in discussione, inseguendo scelte ideologiche che penalizzano il Paese". Paolo Foietta, capo delegazione di Roma nella commissione intergovernativa Italia-Francia, boccia il nuovo sindaco di Lione: "Non sa come stanno realmente le cose". Una delegazione Sì Tav guidata da Mino Giachino visiterà sabato il versante francese del cantiere. La Lega osserva lo spettacolo e, gustando le corpose divergenze, invita il Pd a non anteporre "le poltrone" – e quindi gli equilibri di governo – alla realizzazione "di un’opera fondamentale".