di Mario Bovenzi L’orrore sta tra le sue braccia quando le apre per indicare quanto era grande la borsa dove era chiuso, come in un sacco dei rifiuti, il corpo. Dice Davide Martini, 56 anni di Pilastri (frazione di Bondeno, provincia di Ferrara): "Era lunga 60 centimetri, alta 40. Si trovava tra i sassi, lungo la riva. Era strappata e da una fessura si vedeva un lembo di pelle". Martini è uno dei due tecnici dell’Aipo (agenzia interregionale per il fiume Po) che a bordo del motoscafo alle 11.15 di lunedì 4 aprile ha trovato lungo la sponda del Po a Santa Maria Maddalena, al confine tra Emilia Romagna e Veneto, la sacca con il cadavere del mistero, una donna decapitata, le mani amputate. Una donna rimasta ancora senza nome nonostante le indagini serrate dei carabinieri che ieri hanno divulgato anche le foto dei vestiti in un sorta di Chi l’ha visto? che possa dare le prime risposte ad un mistero venuto alla luce nella fievole corrente del Po stretto tra le secche. Non è la prima volta che si imbatte nell’orrore che il grande fiume restituisce, come un sudario che la secca scopre lentamente. Una ventina di anni fa lavorava ad una draga a Felonica (provincia di Mantova). Una mattina trovò, impigliato tra i cavi, il corpo di un uomo. Aveva i piedi legati, era stato colpito con due colpi di pistola nel ventre. Uno alla testa. "È stato raccapricciante trovare un corpo ridotto in quelle condizioni" Venti anni fa, l’altro giorno. Non si fanno begli incontri sul grande fiume "Faccio questo lavoro da 30 anni. Conoscono questo gigante come le mie tasche. Quando c’è la siccità e si ritira trovi di tutto. Da suo letto emergono residuati bellici, proiettili di mortaio" E cadaveri. Cominciamo dalla fine, dall’ultimo avvistamento "Ero con il mio collega ...
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