Giovedì 25 Aprile 2024

Gabriele Marchesi indagato con Ilaria Salis, i giudici: “Non andrà in carcere in Ungheria”

La Corte d’Appello di Milano ha disposto che il giovane, accusato come la Salis di presunte violenze nel corso di una manifestazione neonazista a Budapest, torni libero

Gabriele Marchesi, accusato come Ilaria Salis di presunte violenze commesse nel corso di una manifestazione neonazista a Budapest l'11 febbraio 2023, non verrà consegnato all'Ungheria. Lo ha deciso la Corte d'Appello di Milano, che ha accolto la richiesta della Procura generale e dei difensori basata tra gli altri elementi sul "principio di proporzionalità della pena" perché per il reato contestato il giovane rischia, in Ungheria, una condanna da 5 a 16 anni di carcere. I giudici hanno anche disposto la liberazione immediata del 23enne militante antifascista, finora agli arresti domiciliari e oggi presente in aula, sul quale pende un mandato di arresto europeo dall'8 novembre scorso. Mandato che, nonostante la sentenza milanese, resta valido e potrebbe scattare fuori dai confini italiani.

Nell'ultima udienza del 13 febbraio la Corte d'Appello di Milano – giudici Monica Fagnoni, Stefano Caramellino e Cristina Ravera –  avevano rinviato nuovamente la decisione sulla consegna, non più per avere rassicurazioni sulle garanzie delle carceri, ma per sondare l'ipotesi di misure alternative rispetto alle sbarre. Opzione che dalla Procura ungherese - Sezione vigilanza indagini avevano respinto sostenendo la "necessità" del carcere per il giovane nei cui confronti "esistono fondati motivi per ritenere che abbia commesso tre volte il tentato reato di lesione personale potenzialmente letale" come "confermato, in particolare, da immagini di telecamere, deposizioni di testimoni, perizie medico-legali sulle lesioni delle vittime, dati pervenuti dalle autorità italiane e prove documentali" si legge nel documento di due pagine firmato il 4 marzo scorso.

Per il pubblico ministero ungherese Zita Nagy "la persona ricercata ha commesso il suo atto come membro di un'organizzazione criminale creata per commettere atti violenti contro le persone oggetto del procedimento" e "solo con la sua consegna e arresto sarebbe possibile garantire che lui sia a disposizione delle autorità ungheresi e, in particolare, che sia presente durante gli atti procedurali". Di diverso avviso sia il rappresentante della pubblica accusa a Milano, sia la difesa, rappresentata dagli avvocati Mauro Straini ed Eugenio Losco: oggi sia il sostituto pg Cuno Tarfusser sia l'avvocato Straini hanno ribadito, con due brevi interventi prima che i giudici si ritirassero in Camera di consiglio, la richiesta di non consegnare Marchesi all'Ungheria.

 "Oltre alla non consegna sotto un duplice aspetto – per le condizioni detentive e sulla violazione del principio di proporzionalità della pena, come già chiesto – va anche rigettata la richiesta per l'inadeguatezza del Mae (mandato di arresto europeo, ndr) e l'assenza di un giusto processo in Ungheria sotto l'aspetto della presunzione di innocenza" le conclusioni dei legali nell'udienza di febbraio a cui aveva partecipato l'indagato.