Cinque imprenditori che operano tra Toscana e Lombardia– quattro di origini cinesi – sono stati raggiunti da un decreto di sequestro preventivo firmato dal gip di Avellino. I cinque hanno i magazzini a Calenzano (FI), Sesto Fiorentino (FI), Pontedera (PI) e Trezzano sul Naviglio (MI) al cui interno erano stoccati apparecchi per ricaricare la batteria del telefonino non in regola e senza la conformità "CE". L’inchiesta è scattata dopo la morte della sedicenne Mariantonietta Cutillo, rimasta fulminata – il 2 maggio del 2023 - mentre faceva il bagno nella vasca di casa a Montefalcione (Avellino), parlando al telefono con l’amica del cuore.
Secondo la procura, se le componenti di quel caricabatterie fossero state a norma, la ragazza si sarebbe salvata. Per questo motivo, il capo dei pm, Domenico Airoma, ha chiesto al giudice delle indagini preliminari il sequestro di un ingente quantitativo di dispositivi di fabbricazione cinese e, pertanto, potenzialmente pericolose. Oltre al sequestro, è scattata l’iscrizione nel registro degli indagati per i cinque imprenditori con l’accusa di omicidio colposo, frode in commercio e vendita di prodotti industriali con marchi mendaci. Mariantonietta, che sognava di diventare una chef, morì per una scarica elettrica propagata dalla estremità libera del cavo Usb. La famiglia, rappresentata dall’avvocato Fabio Tulimiero, ha chiesto di verificare la conformità dei caricabatterie alle norme in vigore in Europa. È stato allora scoperto che il condensatore ceramico a disco del prodotto ‘made in China’, dopo essere stato sottoposto ad accertamenti tecnici non ripetibili, mostrava difetti per la scarsa qualità tecnica del materiale. Se il caricabatterie fosse stato a norma – scrivono nella loro relazione i carabinieri del Reparto tecnologie informatiche – Maria Antonietta sarebbe ancora viva.
Nino Femiani