
Femminicidi, violenza sulle donne: una manifestazione in Brasile (Lapresse)
Roma, 8 giugno 2016 - A pochi giorni di distanza dalla tragedia di Sara di Pietrantonio, la cronaca riporta altri casi di femminicidio. Storie 'fotocopia', che ripetono un modo agghiacciante l'incapacità di accettare un rifiuto in amore da parte di certi uomini. In poche ore il caso in provincia di Pordenone e quello di Taranto, dove a fare le spese di una separazione è stato anche un piccolo di 4 anni ucciso dal padre insieme alla mamma. Una escalation che non si ferma nonostante le leggi e le esperienze altrui, e nonostante gli appelli reiterati degli esperti: "Donne non fidatevi, non accettate l'ultimo appuntamento". Il professor Vincenzo Mastronardi, psichiatra e criminologo clinico dell'Università La Sapienza di Roma, spiega: "Non possiamo illuderci che le attuali esperienze criminologiche possano servire da deterrente. Non funzionano con qualunque essere umano di qualsiasi estrazione sociale sia. Perché tutte le volte che salteranno i limiti, le leve della tolleranza individuale che più si va avanti nel tempo e più sono destinate a essere superate, si continueranno ad avere casi del genere. Non bastano più le campagne come deterrente. Possiamo andare a ricercare le cause, che sono composite e non solo individuali ma anche sociali. Pensiamo all'insoddisfazione personale, alla mancanza di gratificazione sul posto di lavoro per esempio, dove spesso si registrano eventi emozionali che fanno saltare i livelli della buona educazione e tolleranza".
Come prevenire? "La famiglia continua a essere il luogo privilegiato - spiega il medico - La famiglia c'è e ha il suo ruolo, ha fatto in modo finora che non saltassero i tappi, ha fatto da deterrente, da esempio. Ma dovremmo organizzarci muovendoci verso altre direzioni, verso una migliore gratificazione individuale in relazione all'autostima personale e all'affermazione sociale della singola persona. Oggi la gratificazione spesso non c'è così come l'autostima e si fatica ad accettare una sconfitta. La moglie, la fidanzata, la vita altrui diventa una res propria... E siamo davanti a casi sociali dove un super io, una coscienza sociale massificata che non è costituita solo dai nostri cari ma anche dai mass media che naturalmente non voglio criminalizzare, fa saltare il limite: il super ego massificato, il cosiddetto giudicante interno, cede agli impulsi omicidiari in quanto condizionato".