Sabato 18 Maggio 2024

False informazioni al pm. Boccassini indagata a Firenze: "Non disse quello che sapeva"

L’ex magistrata di Milano coinvolta nell’ambito dell’inchiesta sulle stragi mafiose

False informazioni al pm. Boccassini indagata a Firenze: "Non disse quello che sapeva"

False informazioni al pm. Boccassini indagata a Firenze: "Non disse quello che sapeva"

di Erika Pontini

FIRENZE

Nel libro autobiografico La stanza numero 30 raccontò che Giuseppe D’Avanzo, inviato di Repubblica, pochi giorni prima della sua morte improvvisa, le confidò la fonte che gli aveva permesso di scrivere le rivelazioni del pentito di mafia Salvatore Canceci. Si tratta delle parole con cui quest’ultimo nel febbraio del ’94 aveva spiegato ai magistrati di Caltanissetta che indagavano sulle bombe di Capaci e via D’Amelio i rapporti tra Salvatore Riina e le "persone importanti" incontrate prima dell’attentato. Uno ’scoop’ che mandò in frantumi l’indagine. Ma Ilda Boccassini, ex procuratore aggiunto di Milano, già pm del pool che indagò sulle stragi di mafia in Sicilia, ha ritenuto di non rivelare ai pm fiorentini Luca Tescaroli e Luca Turco la fonte di D’Avanzo. I magistrati l’hanno sentita il 14 dicembre 2021 subito dopo la pubblicazione dell’autobiografia. Nella quale però sottolinea "niente nomi perché Beppe (D’Avanzo, ndr) non c’è più e perchè il suo interlocutore mi conosce bene". E, così Ilda ’la rossa’ è finita indagata per false informazioni al pm. Non ha mentito ma si è rifiutata di svelare la confidenza fatta dall’amico giornalista dopo tanti anni. Ovvero la fonte della fuga di notizie.

L’audizione dell’ex aggiunto milanese – in pensione da 5 anni – era avvenuta nell’ambito dell’inchiesta fiorentina sui mandanti occulti delle stragi mafiose del ’93 che aveva portato all’iscrizione di Silvio Berluconi (poi deceduto) e di Marcello Dell’Utri, nei cui confronti Tescaroli e Turco hanno emesso l’avviso di conclusione delle indagini ritenendo che il denaro versato dall’ex presidente di Forza Italia serviva come contropartita per le condanne patite dall’ex manager di Publitalia, e per pagare il suo silenzio. In particolare secondo la Procura di Firenze Dell’Utri avrebbe violato la normativa antimafia (sulla provenienza dei fondi) "con l’aggravante di aver commesso i reati al fine di occulatore la più grave condotta di concorso nelle stragi ascrivibile – è scritto – a Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri". Nel libro, scritto dopo aver lasciato la toga, infatti, la ex pm milanese, nota per aver condotto nei primi anni Duemila i processi per corruzione e poi il processo Ruby a carico di Silvio Berlusconi, aveva ripercorso l’interrogatorio con Cancemi, i sospetti sui ’personaggi’ e lo scoop che danneggiò l’indagine.