Venerdì 19 Aprile 2024

Ex Ilva Taranto, arrestato l'avvocato Piero Amara. Obbligo di dimora per Capristo

Misure cautelari disposte dalla Procura di Potenza: obbligo di dimora per l'ex procuratore di Taranto, Capristo

L'avvocato Piero Amara (Ansa)

L'avvocato Piero Amara (Ansa)

Taranto, 8 giugno 2021 -  Nuova svolta nell'inchiesta sull'ex Ilva di Taranto. La Procura di Potenza ha infatti disposto nuove misure cautelari, nell'ambito di un'inchiesta che riguarda presunte irregolarità commesse dall'ex procuratore di Taranto, Carlo Maria Capristo, in indagini sull'ex Ilva.

In particolare, le misure riguardano l'avvocato siciliano Pietro Amara, l'ex procuratore Capristo, l'avvocato di Trani Giacomo Ragno e il poliziotto Filippo Paradiso. Nei confronti di Capristo è stato disposto l'obbligo di dimora. Amara è stato consulente legale di Ilva quando l'azienda era in amministrazione straordinaria e, in tale veste, avrebbe avuto rapporti con Capristo. Amara, il cui nome è salito alla ribalta nei mesi scorsi nella vicenda che riguardava politica e Csm, è destinatario di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere. Amara è anche al centro dell'inchiesta milanese sul cosiddetto "falso complotto Eni". Ai pm lombardi l'avvocato aveva parlato della presunta 'loggia Ungheria'.

Amara e il poliziotto Filippo Paradiso, anche lui in carcere, facevano "un' incessante attività di raccomandazione, persuasione e sollecitazione" in favore di Capristo "su membri del Csm conosciuti" e su persone "in grado di influire su questi" quando c'erano da attribuire "posti direttivi vacanti d'interesse" del magistrato come "la Procura di Firenze e la Procura di Taranto".

Il filone dell'inchiesta riguarda l'ex Ilva di Taranto per presunti favori a un imprenditore nei rapporti di lavoro con l'azienda siderurgica. L'indagine nasce dal fascicolo, di cui la Procura di Potenza è competente per il coinvolgimento di magistrati, che portò all'arresto di Capristo il 19 maggio dello scorso anno quando l'ex procuratore capo della Procura jonica finì ai domiciliari con l'accusa di presunte pressioni a due magistrati insieme a tre imprenditori e ad un poliziotto. Per questa vicenda è iniziato il processo al Tribunale di Potenza.

Le 4 persone arrestate

Le misure disposte dal Gip riguardano l'avvocato siciliano Pietro Amara, già legale e consulente dell'ex Ilva, il poliziotto Filippo Paradiso, entrambi finiti in carcere, l'avvocato del Foro di Trani Giacomo Ragno e Nicola Nicoletti, già consulente esterno della struttura commissariale dell'ex Ilva, entrambi agli arresti domiciliari.  Per l'ex procuratore di Taranto Carlo Maria Capristo, in pensione da alcuni mesi, è stato disposto l'obbligo di dimora nella sua abitazione a Bari.

L'ordinanza

Secondo quanto riportato nell'ordinanza di oltre 300 pagine, Carlo Maria Capristo, quando era Procuratore di Trani, nonostante "la palese strumentalità", si autoassegnava in co-delega con i sostituti Antonio Savasta e Alessandro Pesce procedimenti penali che scaturivano "da esposti anonimi" sull'Eni "redatti dallo stesso Amara" e "consegnati a mani proprie ovvero per il tramite di fiduciario" direttamente allo stesso Capristo. Negli esposti, si legge, veniva "prospettata la fantasiosa esistenza di un inesistente progetto" che "mirava a destabilizzare i vertici dell'Eni".

Nell'ordinanza in Gip di Potenza Antonello Amodeo scrive anche: "Per effetto di due incarichi professionali ricevuti nel 2016 - incarichi conferiti in violazione delle procedure e non sottoposti al parere del Comitato di Sorveglianza - Pietro Amara percepiva, naturalmente, lauti compensi: la polizia giudiziaria infatti ha rilevato proprio con riferimento agli anni 2016-2017 - arco temporale in cui Capristo reggeva la Procura di Taranto - i redditi percepiti da Amara e corrisposti dall'Ilva in Amministrazione straordinaria: 60mila euro (anno di imposta 2016) e 30mila euro (anno di imposta 2017)".  E ancora: "I vantaggi di Amara però non consistevano soltanto nel pagamento delle parcelle per gli incarichi ricevuti - si legge - nei numerosi verbali di Giuseppe Calafiore infatti, il collega e socio in affari di Amara, più volte ribadiva che Amara 'viveva per portare Capristo a Taranto… perché gli serviva che Capristo andasse a Taranto' specificando che Amara aveva interessi oggettivi con l'Ilva e si stava muovendo nel senso di prendere contatti con i vecchi proprietari dell'Ilva (la famiglia Riva)".

 Il gip ha inoltre scritto che è emerso "un estesissimo network di rapporti e relazioni" creato da Capristo, Amara e Paradiso "anche di alto livello istituzionale e politico, finalizzato a strumentalizzare in loro favore le funzioni pubbliche".

Il dissequestro dell'altoforno 4

Tra gli elementi emersi dall'indagine si apprende che nel 2016, in seguito all'incidente nell'ex Ilva di Taranto che causò la morte dell'operaio Giacomo Campo, il Procuratore della Repubblica, Carlo Mario Capristo, "riceveva indicazioni" dall'avvocato Piero Amara per la nomina di Massimo Sorli quale consulente tecnico. Inoltre lo stesso procuratore "sollecitava i suoi sostituti a provvedere con massima sollecitudine al dissequestro dell'Afo (Altoforno) 4, poi avvenuto in 48 ore".  E, da Procuratore della Repubblica di Taranto, Capristo, "manifestava apertamente, all'esterno e all'interno del suo ufficio la sua posizione dialogante" con Nicola Nicoletti, consulente dei commissari Ilva in amministrazione straordinaria, accreditando così lo stesso Nicoletti e Amara "come elementi indispensabili" per la gestione dei rapporti con l'autorità giudiziaria. Secondo gli investigatori coordinati dalla Procura della Repubblica di Potenza, da parte di Capristo c'era inoltre una "benevola predisposizione ad assecondare e considerare le esigenze della struttura commissariale", determinando "un complessivo riposizionamento del suo ufficio rispetto alle pregresse, più rigorose strategie processuali e investigative manifestate dalla Procura della Repubblica diretta dal suo predecessore".

L'accordo corruttivo

Ha avuto origine nel 2014 "l'accordo corruttivo", andato avanti, secondo gli investigatori, per anni, tra l'ex Procuratore della Repubblica di Taranto, Carlo Maria Capristo, e l'avvocato Piero Amara. È uno dei passaggi contenuti nell'ordinanza del gip di Potenza, Antonello Amodeo,. L'"accordo corruttivo" era nato in concomitanza con la presentazione delle domande per il direttivo della Procura generale di Bari.