Domenica 5 Maggio 2024

Esino Lario in vendita, Vitali: "Riscopriamo le radici"

Lo scrittore di Bellano: "I giovani scappano, cerco le mie storie nel passato. Per rilanciare i borghi bisogna valorizzare la loro storia"

Lo scrittore Andrea Vitali (ImagoE)

Lo scrittore Andrea Vitali (ImagoE)

Lecco, 6 aprile 2019 - Se pensi al lago di Como, oltre a George Clooney, ti viene in mente Andrea Vitali. Il medico-scrittore di Bellano ha ambientato tutti i suoi romanzi (di grande successo) proprio qui, nel ramo lecchese del lago. 

Esino Lario e Bellano sono dalla stessa sponda.  "Già. Dalla parte comasca ci sono le ville, i grandi alberghi, Clooney, il turismo. Ci sono passati grandi viaggiatori e scrittori dell’’800 come Goethe, i musicisti come Wagner. Da noi, invece, è passata la peste dei lanzichenecchi!".

Siete dalla parte sbagliata? "Da noi c’erano le fabbriche, le fabbrichette. Si viveva di lavoro. Da loro il turismo. Il problema è che adesso il lavoro non c’è più e, come Esino dimostra, i giovani se ne vanno. E si perdono le radici".

Non c’è soluzione? "La popolazione invecchia. I più giovani non possono più radicarsi qui perché non c’è la possibilità di futuro. Prima almeno c’era il piccolo commercio. Ora sta scomparendo anche quello".

L’ha stupita la scelta del sindaco di Esino che ha messo in vendita il suo comune?  "All’inizio mi è venuto da ridere. Ma non credo che il sindaco sia pazzo, anzi. Il suo è un grido d’angoscia, d’aiuto, perché non sa più come fare a tenere in piedi il suo paese. E dire che in passato a Esino ci si andava in vacanza".

In villeggiatura? "Sì. Negli anni ’50-’60 anche io ho soggiornato lì. Allora non si andava a fare viaggi fuori dall’Italia, si facevano vacanze a chilometro zero. E a Esino c’erano alberghi, pensioni, e tanto altro. Ora, come tanti piccoli posti di montagna, si sta spopolando".

Si aspettava che l’Italia arrivasse a svendere le proprie bellezze? "Sono anni bui. E poi Esino è difficile da raggiungere, non c’è neanche il medico. Il nostro, a Bellano, deve andare su e giù. Quando ero medico io (fino a 5 anni fa) non succedeva".

Piccolo è bello o si annoia a guardare sempre lo stesso panorama, benché bellissimo? "Il paesaggio non mi stanca. Psichicamente sto bene a non avere intrecci, relazioni. Mi dà pace. Il successo è pericoloso. Con Bellano è un matrimonio che dura. Non mi ha mai sfiorato neanche l’idea di andare da qualche altra parte. Ma è un dato di fatto che eravamo 5-6mila residenti e ora siamo rimasti in 3.300. Figurarsi Esino che ne ha ottocento".

Se continua così i personaggi dei suoi romanzi da piccolo mondo antico dove li andrà a pescare? "Fortunatamente c’è la fantasia. Poi i ricordi, il passato. Ogni tanto vado a leggere qualche articolo di giornale degli anni Venti o Trenta per rivivere quegli odori, quei profumi, quel mondo". 

Se non si vuole arrivare a vendere panchine e lampioni, come rilanciare i nostri borghi? "Bisogna rivalutare il passato. A Bellano si è fatto con l’Orrido, una gola naturale creata dal fiume Pioverna. È un posto unico e da diecimila ingressi siamo arrivati a 80mila". 

Quindi c’è speranza? "Nelle giornate del Fai Bellano sembra New York. E anche se non abbiamo un albergo, ci sono tanti posti B&B. Ma per Esino, lo so, è più dura".