Lunedì 29 Aprile 2024

Da bandito con Cavallero a oste Le mille vite di Notarnicola

In carcere iniziò a scrivere, il tentativo di evasione. La sua storia ha ispirato. film e canzoni rap

BOLOGNA

Era nato a Castellaneta, il paese di Rodolfo Valentino, e forse anche lui, da piccolo, sognava un futuro di successo, con interviste e titoli in prima pagina. Riuscì ad averli, ma sul filone della malavita mescolato a un contorno di libri, di poesie, di voci, di silenzi e perfino canzoni rap. "Sono un bandito", buttava lì Sante Notarnicola, morto ieri a Bologna, in una presentazione senza rabbia e senza entusiasmo. Veniva da un passato di spari, di morti, di condanne e di speranze. Sullo sfondo, la Torino degli anni Sessanta e, in primo piano, la famigerata banda Cavallero, assalti e fughe, spari e croci, prima del passaggio dalla mala ordinaria alle formazioni del terrorismo. Era il braccio destro di Cavallero e con lui alzò le mani nella resa nel ‘67, dopo l’ultima rapina, con una scia di quattro morti. Di quella storia c’è anche un film di Lizzani Banditi a Milano, in cui è Don Backy a interpretare Notarnicola. Nei giorni dell’ergastolo, all’isola di Favignana, nel ‘76, voltò le spalle al passato prese la nuova via del terrorismo, Brigate Rosse (che chiesero la sua liberazione durante il sequestro Moro), rabbia, sommosse, proteste, libri, poesie e sogni perduto al primo chiarore dell’alba. "Per due anni – mi raccontò – , con grande pazienza e altrettanta prudenza, scavammo un tunnel e quando arrivò il momento di lasciare il carcere eravamo tutti molto emozionati. Io fui il primo a sbucare nell’aria libera, Poi gli altri. E lì, insieme, aspettammo invano la barca che ci avrebbe dovuto portare in salvo. Ma non venne". A Bologna arrivò nel ’95, cominciò a gestire un locale, il Mutenye, in via del Pratello, una delle strade della movida. Tanti amici fino a qualche anno fa. Poi si fece da parte. Prima del ritorno sulla ribalta, stavolta per l’addio.

Gianni Leoni