
Un crocifisso in una scuola elementare (Ansa)
Roma, 2 ottobre 2019 - E’ una polemica che torna, periodicamente, in un paese la cui società è ancora a maggioranza cattolica ma con una contaminazione di altre religioni sempre più incisiva. Stavolta a chiedersi se sia ancora il tempo di avere il crocifsso dentro le aule scolastiche è stato il neo ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti. Che nel nome della laicità dell’educazione, ha anche proposto una soluzione: "Meglio appendere alla parete una cartina del mondo con dei richiami alla Costituzione", ha detto intervistato a "Un giorno da pecora" di Radiouno. Il Movimento 5 stelle, partito di riferimento di Fioramonti, l’ha subito stoppato, "non è questione nel programma di governo" e lui ha risposto ammettendo che "è un’altra di quelle questioni divisive che potrebbe attendere", ma lui pensa "ovviamente ad una visione della scuola laica e che dia spazio a tutti i modi di pensare". "Ritengo – ha aggiunto Fioramonti – che le scuole non debbano rappresentare una sola cultura ma permettere a tutte di esprimersi".
Parola come benzina per Matteo Salvini che subito ha voluto marcare la distanza: "Il crocifisso rappresenta la nostra cultura, la nostra identità, la nostra storia, guai a chi lo tocca!", con l’arcivescovo di Monreale, Michele Pennisi che giudicando comunque "un errore togliere il crocifisso" ha poi puntato dritto al cuore del leader della Lega; alle ortiche le questioni religiose, togliere il crocifisso significa "dare manforte all’ex ministro dell’Interno che, partendo da qui, farebbe una battaglia contro il governo che, oltre ad aumentare le tasse, lede anche la sensibilità di buona parte degli italiani".
Insomma, di questa polemica pare non sentire il bisogno davvero nessuno, con la Cei che non a caso considera quel "simbolo" assolutamente "non divisivo". Come sempre, in questi casi, la politica non ha mancato di marcare distanze e distinguo: "Il crocifisso non è un elemento di arredo, ma la testimonianza delle radici del nostro Paese e dell’Europa", ha obiettato Mariastella Gelmini, presidente dei deputati di Forza Italia. "Ricordiamo al ministro che, pur rispettando tutte le religioni, qui siamo in Italia ed è giusto che nelle aule ci sia il crocifisso" per Paola Frassinetti, deputato di Fdi e vicepresidente della Commissione Cultura della Camera. Contro l’idea di Fioramonti anche l’ex ministro dell’Istruzione Beppe Fioroni: "Il crocefisso nelle aule? Mi sembra opportuno ricordare che duemila anni di storia costituiscono un ‘patrimonio indisponibile’ dell’Italia in quanto tale. Dunque - prosegue Fioroni - rientra nella saggezza di un governo escludere dal perimetro delle sue operazioni un azzardo manipolatorio della coscienza nazionale". Con Fioramonti, invece, Nicola Fratoianni di Leu: "A me pare che il ministro abbia semplicemente ricordato i fondamenti della nostra Costituzione. Ha detto una cosa di buon senso che io condivido interamente". Polemiche come sempre accese che il ministro ha definito "sterili". Val la pena di ricordare che l’Italia è stata assolta, otto anni fa, dalla Corte europea per i diritti dell’uomo dall’accusa di violazione dei diritti umani per l’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche: secondo i giudici, non esistono elementi che provino l’influenza sugli alunni dell’esposizione del crocifisso in classe.