
Palazzo di giustizia di Brescia
Brescia, 21 gennaio 2015 - Un collegio sindacale rinviato a giudizio. Secondo atto dell’udienza preliminare per il caso del crac Cobra-Zampedri, oggetto di un’inchiesta aperta nel settembre 2013 dopo le lamentele di alcuni clienti che sostenevano di avere comprato e pagato le auto ma di non averle mai ricevute. Ieri si sono presentati davanti al gup dieci imputati - famigliari, sindaci, consulenti amministratori delle società, Cobra Amc, Cobra srl e Zampedri - dopo che lo scorso 11 novembre i titolari delle storiche concessionarie, Francesco Masetti Zannini, 72 anni, e il figlio Emanuele, 45, avevano scelto di patteggiare tre anni e otto mesi. L’udienza si è chiusa con cinque rinvii a giudizio. Andranno a processo il prossimo 19 maggio i sindaci Gianbattista Guerini, Enrico Broli e Cesare Castellini (unico per il quale è stato dichiarato il non luogo a procedere è Giovanni Timpalini) così come il consulente Danilo Poli e l’amministratrice Anna Torchiani. Ha invece patteggiato un anno e cinque mesi il sindaco Roberto Lucca. Per tutti l’accusa contestata dal pm Roberta Amadeo è di falso in bilancio, distrazione di beni e omessa vigilanza. La vicenda giudiziaria si è chiusa anche per Francesca e Maria Luisa Masetti, le figlie del presidente, che hanno optato per un patteggiamento di un anno e cinque mesi, mentre al termine di abbreviato-lampo è stata assolta Eleonora Cimitran, la moglie di Masetti senior. L’operazione Toxic cars, condotta dalla Guardia di Finanza, aveva secondo inquirenti ed investigatori fatto emergere intrecci e maneggi: distrazioni patrimoniali da 7 milioni di euro, truffe alle banche per quasi quattro e un falso in bilancio di 4,3 milioni. Tra il 2008 e il 2013 inoltre sarebbero stati accertati trucchi contabili per cinque milioni, nonché la distrazione di 63 automobili (50 non consegnate ai curatori per un valore di 880mila euro e 13, per 240mila, intestate ai famigliari). Lo scorso maggio erano scattate le misure cautelari per Francesco ed Emanuele Masetti Zannini: il più giovane era rimasto in carcere due mesi, per il padre invece erano stati da subito disposti i domiciliari per questioni di età.