Sabato 4 Maggio 2024

Coronavirus, quarantena a 10 giorni. Altolà Inps: l'isolamento non è malattia

Svolta imposta da ministro e Cts: "Bastano 10 giorni anziché 14". Ok ai test superveloci per i contatti stretti dei positivi e per gli studenti. L’Istituto chiude i rubinetti: si ha diritto alla tutela previdenziale solo quando l’obbligo di stare in casa è deciso dall’autorità sanitaria

Migration

Quarantena più corta, ridotta da quattordici a dieci giorni, e un solo tampone al termine e non due negativi a stretto giro di ore come previsto finora per poter dichiarare guarito un positivo al Coronavirus. La quarantena, la sua durata e le sue modalità è stata il piatto forte della riunione di ieri, tra il ministro della Salute Roberto Speranza, e il Comitato tecnico scientifico. Innanzitutto sulla durata. L’orientamento prevalente, infatti, è stato quello di ridurre la quarantena a dieci giorni con l’obbligo di fare il tampone al termine di questo periodo. Sarà una circolare del direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Giovanni Rezza, a chiarire le modalità.

Il Cts ha individuato 4 diverse tipologie di situazioni: i positivi asintomatici, i positivi sintomatici, i positivi asintomatici che non riescono a negativizzarsi e i contatti stretti. Nelle schede in basso spieghiamo le modalità di quarantena. Quindi quarantena più corta, tampone al 10° giorno ma anche, a quanto pare dalle indiscrezioni sulla riunione del Cts, stop al doppio tampone negativo per poter dichiarare un positivo guarito. Ne basterà uno, mentre si pensa a tamponi molecolari e antigenici per i ‘contatti’. Una procedura che snellirebbe tutta la trafila e che attenuerebbe le ripercussioni economiche delle quarantene. Secondo un recente studio, infatti, ogni isolamento domiciliare pesa, in media – chiaramente i lavoratori autonomi e i professionisti sono i più colpiti – 100 euro al giorno sul Pil nazionale. Quattro giorni meno di stop, dunque, ridimensionerebbero il colpo della pandemia da Coronavirus sul Pil del Paese ma si aprono altri interrogativi.

Primo tra tutti l’aumento di carico lavorativo per il Sistema sanitario nazionale nel caso il tampone in uscita – cosa non ancora chiarita – sia previsto anche per chi non risulta positivo al Covid-19 ma è in isolamento fiduciario. "In queste ultime ore abbiamo iniziato a utilizzare anche i test antigenici che sono test più rapidi e che ci aiuteranno: 5mln sono in arrivo, verranno usati nelle scuole, stiamo lavorando per provare a utilizzarli negli studi dei medici di medicina generale e questo potrebbe essere chiaramente un grande passo in avanti", spiega Speranza.

Ma comunque, al di là della durata, c’è quarantena e quarantena. Ovvero se le regole da rispettare restano le stesse il trattamento è diverso perché quarantena non è automaticamente sinonimo di malattia. Il semplice isolamento domiciliare, infatti, non sarà più equiparato alla malattia: la stretta arriva dall’Inps che è il soggetto che deve pagare il conto e che in una nota precisa quali sono le condizioni per essere considerato in malattia. In pratica il riconoscimento della malattia si ha solo quando la quarantena è decisa da un operatore di sanità pubblica, eventualità che scatta, ad esempio, nel caso di contatto stretto con soggetti positivi ma non nei casi della cosiddetta quarantena fiduciaria per contatti non diretti. Insomma si segna un confine e un limite molto netto rispetto a quanto previsto nel Decreto cura Italia che prevedeva l’equiparazione della quarantena con sorveglianza attiva alla malattia. Inoltre la malattia non viene riconosciuta ai lavoratori fragili in smart working a meno di malattia conclamata. Il ragionamento è che questi lavoratori non hanno "un’incapacità temporanea al lavoro per una patologia in fase acuta" ma "ma situazioni di rischio per il lavoratore". Insomma non è possibile ricorrere alla tutela previdenziale della malattia nei casi in cui il lavoratore in quarantena o in sorveglianza precauzionale perché soggetto fragile continui a svolgere, sulla base degli accordi con il proprio datore di lavoro, l’attività lavorativa presso il proprio domicilio.

Idem per le persone che dovessero fare la quarantena all’estero perché richiesta dal Paese di destinazione: chi deve adempiere a quest’obbligo prima di entrare in un Paese che lo richiede, non potrà avvalersi del riconoscimento della malattia. Un segmento anche questo che ha un peso economico importante: l’assenza di turisti da Paesi extra Ue per cui era prevista la quarantena obbligatoria prima di entrare in Italia è costata circa 5 miliardi di entrate in meno. Infine, secondo le nuove direttive Inps, la malattia non viene riconosciuta se il lavoratore malato è in cassa integrazione o ha l’assegno dei fondi di solidarietà.