Lunedì 29 Aprile 2024

Coronavirus Italia, Brusaferro (Iss): "Siamo ancora in fase epidemica"

Il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità in audizione alla Camera: "Siamo lontani dall'immunità di gregge". Test sierologici? "Non danno la patente di immunità". E illustra le "tre gambe" della fase 2

Coronavirus, un operatore sanitario agli Spedali civili di Brescia (Ansa)

Coronavirus, un operatore sanitario agli Spedali civili di Brescia (Ansa)

Roma, 7 maggio 2020 - Silvio Brusaferro, presidente dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss), in audizione in Commissione Affari sociali della Camera sull'emergenza Coronavirus in Italia, è molto netto: "Stiamo ancora in fase epidemica. Il fatto che la curva dei contagi sia decrescente è positivo ed è il frutto delle misure prese e dei comportamenti degli italiani. Ciò non toglie che abbiamo nuovi casi e che la circolazione del virus sia presente nel Paese, e questo deve portarci ad adottare tutte le misure necessarie".

L'immunità di gregge

"Sapere quante sono le persone immuni nella popolazione è importante. Oggi sappiamo che la percentuale è molto bassa, con delle variazioni tra Regioni - ovviamente in Lombardia e in altre Regioni del Nord è più alta - ma globalmente siamo molto lontani dal 70-80%, che sono le soglie della cosiddetta immunità di gregge. Un obiettivo che si potrà raggiungere solo con la disponibilità del vaccino".

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Gli obiettivi

"Tenere l'Rt al di sotto dell'1 è l'obiettivo che ci proponiamo". E aggiunge: "Il secondo obiettivo molto importante è fare in modo che la quantità di nuovi casi sia gestibile dalle strutture sanitarie. Terzo, tutte queste misurazioni sono importanti perché ci consentono di capire se le misure di apertura sono sostenibili per non tornare a una fase di crescita dell'epidemia, cioè quando l'indice Rt è superiore a 1. Ricordiamo che lasciato libero il virus ne infetta 2 o 3 per ogni persona malata".

Le tre gambe della fase 2

La fase 2, ha spiegato Brusaferro, "si può articolare attraverso 3 gambe: il monitoraggio stretto di quanto avviene a livello nazionale e soprattutto regionale per intercettare precocemente eventuali focolai che possano poi facilitare la diffusione del virus. La seconda gamba è quella di garantire allo stesso tempo una serie di servizi e di strutture che siano in grado di far fronte alle esigenze dei malati Covid. Ma parallelamente in questa fase è importante che anche le funzioni base dei servizi sanitari vengano garantite, mentre in fase 1 per la sicurezza dei pazienti gran parte delle attività elettive sono state sospese o fortemente limitate. Una parte delle strutture devono essere dedicate specificamente al Covid, il resto alle normali attività. L'insieme di queste misure ci consente di misurare l'impatto delle azioni adottate, e capire se il sistema è sostenibile. La centralità in questo momento è avere dei dati tempestivi e completi per il monitoraggio di quanto sta avvenendo".

Il ruolo della app

"La sfida è individuare precocemente chi è venuto a stretto contatto con un malato. In questo senso - spiega il presidente dell'Iss - la app può aiutare. Ma non sostituisce l'opera di chi poi deve fare l'intervista per la ricostruzione della storia recente del soggetto e le modalità con cui è venuto a contatto con un positivo, di chi segue i casi sul territorio, di chi si occupa dei database". E ribadisce: "La app sicuramente semplifica un lavoro di tracing, ma serve personale: nell'ultimo decreto del ministero è stato introdotto il parametro di una persona ogni 10mila abitanti. Per questo è importante anche un percorso di formazione. L'Iss ha messo a punto una formazione a distanza per dare uno strumento omogeneo a livello nazionale. Tracciare le persone è fondamentale in fase 2, anche per valutare quanti gradi di libertà potremo permetterci nelle prossime fasi".

I tamponi e i test sierologici

"Oggi si fanno circa 70.000 tamponi al giorno, numero che crescerà nelle prossime settimane ma inizialmente era molto più basso". Ad oggi "i tamponi sono l'unico metodo per individuare l'rna virale. Ma una persona oggi negativa può esser domani positiva, e viceversa". Sui test sierologici: "Ce ne sono oltre 100 sul mercato, ma questa è un'infezione nuova su cui stiamo acquisendo conoscenze". Per questo "non sono stati raccomandati dal ministero, perché non danno patenti di immunità e non possono rappresentare un indicatore se non del fatto che c'è stato un contatto con l'infezione". Brusaferro ricorda che "non sappiamo ancora quanto dura la memoria immunitaria e la quantità di anticorpi protettivi che consente di dire che una persona è immune. I test sierologici cercano di individuare questi anticorpi, però ci mancano molte informazioni per dedurne conclusioni certe. I test non ci dicono se l'infezione è in corso o risale al passato, se c'è positività poi deve essere valutata con un tampone".

Il lavaggio delle strade

"Le misure di igienizzazione delle strade non sono mai state raccomandate dall'Iss, ma se si fanno possono certo migliorare la vita di ognuno di noi", ha sottolineato Brusaferro. Molto "più importante per la prevenzione è il lavaggio frequente delle mani perché vi si possono depositare droplet".

La mappa del contagio nel mondo

 

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