Sabato 4 Maggio 2024

Coronavirus, la cassa integrazione è un miraggio. Mezzo milione di persone a secco

L’Inps aveva promesso i soldi entro il 12 giugno. Le opposizioni, i renziani e parte del Pd attaccano Tridico

Operaio al lavoro con i dispositivi sicurezza covid-19 (Ansa)

Operaio al lavoro con i dispositivi sicurezza covid-19 (Ansa)

Roma, 14 giugno 2020 - Ai piani alti dell’Inps e del ministero del Lavoro i nervi sul pasticcio-disastro della cassa integrazione sono sempre più tesi e scoperti. E il numero uno dell’Istituto, il grillino Pasquale Tridico, è sempre più nella bufera, sotto i colpi delle opposizioni, ma anche di un larga fetta del Pd e di tutta Italia Viva. La scadenza finale del 12 giugno, indicata proprio dal presidente dell’ente come data ultima per il pagamento delle indennità di marzo e aprile, è passata, ma, sia da quanto risulta da fonti beninformate sia dalla raffica di testimonianze di lavoratori su siti e forum, sono ancora centinaia di migliaia i cassintegrati per l’emergenza Coronavirus rimasti a secco. I numeri dei poveri "sommersi" della cassa oscillano da oltre 400mila al doppio, senza che si riesca a venire a capo di una cifra univoca. 

La tensione e il nervosismo, insomma, sono alle stelle nell’alta dirigenza Inps, sempre più pressata da Tridico, a sua volta messo sotto esame dalla Catalfo. La situazione è di allarme al punto che non manca chi fa sapere che gli uffici fisici dell’Istituto non sono stati aperti per il timore che possano diventare oggetto della rabbia di cittadini disperati. 

Quel che è certo è che la versione semi-ufficiale dell’Istituto (di fatto rilanciata da parlamentari grillini) parla di un residuo di 420mila lavoratori in attesa che sarebbero stati pagati entro il 12 giugno. A sindacati, consulenti del lavoro e politici di opposizione esperti del settore, però, i conti non tornano. "Serve una svolta e serve subito – attacca Luigi Sbarra, segretario generale aggiunto della Cisl –. Ci sono ancora centinaia di migliaia di persone che aspettano la prima liquidazione tra prestazioni ordinarie, in deroga, Fis e fondi bilaterali. Lavoratrici e lavoratori lasciati a reddito zero da mesi. Ingiustizia clamorosa e bomba sociale da disinnescare".

"Oggi sbandierano di aver ultimato i pagamenti della cassa integrazione per 420mila lavoratori: altra bugia. Ci sono un milione di domande presentate ancora inevase", incalza l’ex sottosegretario leghista al Lavoro Claudio Durigon. E sulla stessa linea d’accusa si muovono Giorgia Meloni e l’azzurra Anna Maria Bernini: "Fonti come Confindustria Toscana e i consulenti del lavoro hanno totalmente escluso che sia avvenuto il pagamento di tutta la cassa entro il 12". Solo per la grande distribuzione, del resto, ci sono – secondo più di un consulente – più di 300mila lavoratori che da marzo ancora non prendono la cassa integrazione.

Ma i nodi non riguardano solo la cassa di marzo e aprile. In primo piano anche il problema delle risorse. "Finora sono stati stanziati 21 miliardi e 375 milioni di euro per la cassa – spiega l’ex Ministro Cesare Damiano –. Ma se si vuole coprire il 2020 senza ’buchi’ di tutela, secondo le stime del Centro Studi di Lavoro&Welfare, mancano circa 5 miliardi". E non è finita. Perché da un lato serve con urgenza il nuovo decreto legge annunciato dalla Catalfo e dal ministro dell’Economia per evitare che da metà giugno e fino a ottobre tantissime imprese non possano utilizzare altre settimane di cassa integrazione. E, dall’altro, come osserva Enzo De Fusco, uno dei più influenti consulenti del lavoro italiani, "le sospensioni che dovranno essere pagate con questa nuova procedura (quella del decreto Rilancio Italia, ndr) riguardano per la maggior parte le assenze tra il 10 maggio e il 15 giugno. La procedura prevede che il lavoro ti sia pagato un acconto del 40% (circa 450 euro) dopo metà luglio, e il saldo (circa 600 euro) a fine agosto primi di settembre. Non mi sembra un risultato significativo".