Non c’è alcun colpevole per la morte di Helenia Rapini, 29 anni, volontaria al canile, morta nello scontro frontale con un Suv alle porte di Arezzo il 6 novembre del 2019. Se non, probabilmente, un colpo di sonno patologico, improvviso e, perciò, non punibile. Il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Arezzo, Giulia Soldini, ha assolto "perché il fatto non costituisce reato" l’imputato di omicidio stradale Marco Caneschi, 48 anni, tecnico dell’Asl, all’esito del processo con il rito abbreviato. Così, di fatto, accogliendo la ricostruzione della difesa – rappresentata dall’avvocato David Scarabicchi – e avallata dallo stesso perito del giudice, secondo cui il guidatore ebbe un colpo di sonno quando invase la carreggiata opposta perché affetto – senza saperlo – dalla sindrome delle apnee notturne, patologia riscontrata a distanza di mesi dallo schianto mortale dal consulente medico legale di parte e che gli valse anche l’invalidità civile. "Nei casi di Osas (la sindrome, ndr) moderato o severo il paziente ha dei veri e propri colpi di sonno per definizione improvvisi, inattesi ed incoercibili", spiegava nella consulenza il dottor Pasquale Macrì. E quindi – trapela dal dispositivo – seppur l’omicidio stradale ci fu, l’automobilista non ebbe alcuna colpa. Un pò quello che accade per gli imputati riconosciuti incapaci di intendere e di volere. Anche il pubblico ministero Julia Maggiore aveva sollecitato l’assoluzione dell’imputato ritenendo, sulla base della perizia del giudice, il ragionevole dubbio che l’imputato perse conoscenza perché ’malato’. Assente invece dal processo la famiglia di Helenia: definito il danno in via stragiudiziale, non era parte civile e il parere pro veritate sul controverso caso, chiesto a un professore perugino, secondo cui Caneschi non era affetto da Osas e la causa dello schianto doveva essere ricercata nell’assunzione di un "potente sonnifero" in dose terapeutica, riscontrato dalle analisi tossicologiche effettuate all’ospedale ...
© Riproduzione riservata