Giovedì 2 Maggio 2024

Coprì abusi sui minori, la Chiesa di Lione lo scarica: "Via il cardinale Barbarin"

L'arcivescovo è stato condannato in primo grado, il Papa non ha accettato le sue dimissioni. Ma ora laici, diaconi e preti della città francese chiedono di voltare pagina.

Il cardinale Barbarin si è sempre dichiarato innocente

Il cardinale Barbarin si è sempre dichiarato innocente

Parigi, 30 marzo 2019 - La Chiesa di Lione scarica il suo arcivescovo, il cardinale Philippe Barbarin. Il benservito ha del clamoroso in quanto è in netta controtendenza con la decisione del Papa di respingere, solo una decina di giorni fa, le dimissioni presentate dal porporato francese all'indomani della condanna da lui subita in primo grado (sei mesi di reclusione, con la condizionale) per omessa denuncia degli abusi sui minori commessi dal cappellano degli scout, padre Bernard Preynat, tra gli anni '70 e '80. Con il voto unanime dei tre consigli diocesani (sacerdotale, diaconale e dei laici), nei giorni scorsi la Chiesa di Lione ha deciso di “voltare pagina” dopo sedici anni di governo Barbarin. I fedeli hanno respinto la scelta del cardinale, autorizzata dal Pontefice, di ritirarsi per qualche tempo (e non definitivamente) dall'esercizio del ministero episcopale, affidando il timone della diocesi al vescovo ausiliare, Père Yves Baumgarten

Il passo di lato non è bastato alla comunità ecclesiale. Lo si coglie da una nota interna, firmata dallo stesso Baumgarten, che riporta l’andamento della discussione e l’esito del voto in seno ai tre concilii della diocesi. Preti, diaconi e laici chiedono “una leadership più sinodale e collegiale”, “una Chiesa più umile”, meno centralizzata. Appunti che, pur se il nome del cardinale non viene mai citato esplicitamente nel documento, suonano come una stroncatura a tutto campo per Barbarin, uno degli alti prelati più in vista in Europa anche in ragione delle sue strenui posizioni pro life e della sua ferma opposizione ai matrimoni omosessuali

Le richieste della Chiesa di Lione saranno presentate la prossima settimana al Papa dal vescovo Baumgarten, atteso in Santa Sede. Non è detto che Bergoglio, estimatore del cardinale travolto dallo scandalo pedofilia (in un passato non troppo remoto circolava il nome di Barbarin come ministro vaticano per il Dialogo interreligioso), possa tornare sui suoi passi. Il Papa per l'arcivescovo di Lione ha fatto valere la presunzione d'innocenza. Nei fatti punta a un ribaltamento della sentenza in Appello, partendo dalla considerazione che nel 2016 la posizione del porporato in un primo procedimento penale, sempre per la stessa vicenda, venne archiviata. In quel caso i giudici sancirono che, con riferimento alle voci sugli abusi di padre Preynat giunte all'arcivescovo prima del 2014 (in quell'anno una vittima del religioso riferì a Barbarin gli orrori subiti), la mancata denuncia era da ritenersi prescritta, mentre nessuna infrazione penale poteva riscontrarsi in ordine all'incontro di cinque anni fa: nel faccia a faccia l'alto prelato aveva invitato l'interlocutore a denunciare il suo aguzzino.

Non c'è dubbio comunque che l'affaire Barbarin provochi un qualche imbarazzo in Santa Sede. Da quanto emerso nel secondo procedimento (avviato con la forma della 'citazione diretta' e conclusosi stavolta con la condanna), dopo l'incontro con una delle vittime di padre Preynat, l'arcivescovo di Lione chiese consiglio alla Congregazione per la Dottrina della fede su quali provvedimenti adottare ai danni del religioso. Dai vertici dell'ex Sant'Uffizio gli risposero di applicare "appropriate misure disciplinari", ma di evitare lo scandalo pubblico. In esecuzione della direttiva ricevuta, Barbarin nel 2015 sospese il sacerdote accusato di pedofilia, ma evitò di denunciare alle autorità civile i fatti di cui era venuto a conoscenza.

È inevitabile a questo punto domandarsi se nella vicenda di Lione la linea della tolleranza zero contro la pedofilia sia scesa a compromesso con la vecchia (forse non troppo!) impostazione ecclesiale volta a tutelare il buon nome della Chiesa. I sospetti non mancano. L'unica certezza è che Barbarin, nel caso dovesse rientrare in diocesi, magari sulla scorta di un giudizio d’appello a lui favorevole, non troverà una comunità pronta ad accoglierlo a braccia aperte. A Lione sognano un altro arcivescovo. Piuttosto diverso da lui.